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Affidarsi alla misericordia di Dio

Un giorno una parola – commento a Luca 18, 13-14

Egli ascolterà la preghiera dei desolati e non disprezzerà la loro supplica
Salmo 102, 17

Il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: «O Dio, abbi pietà di me, peccatore!». Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello
Luca 18, 13-14

 

La parabola del fariseo e del pubblicano, di cui i versetti che ci propone oggi il Lezionario «Un giorno una parola» sono la conclusione, sembra un passo in cui il fariseo è bollato come ipocrita e il pubblicano esaltato come esempio di virtù. Ma è proprio così? Il fariseo è un custode della legge e delle tradizioni ebraiche; il suo atteggiamento di preghiera è corretto: in piedi, con la testa alta e le braccia alzate; anche il contenuto della preghiera è corretto (preghiera di ringraziamento). Il pubblicano, invece, non è certo un modello di virtù: è un esattore delle tasse per conto dei Romani invasori, che non di rado fa la cresta sul denaro prelevato ai suoi connazionali.

Ma allora, dove è che sbaglia il fariseo, e dov’è che agisce correttamente il pubblicano? Il fariseo commette due errori: il primo è il confronto con gli altri e il relativo giudizio, il secondo è quello di fare la lode di se stesso e non di Dio. Il fariseo pensa: «se faccio cose buone e sono migliore degli altri sono a posto, sono autosufficiente»; viene travolto dalla tentazione di poter fare a meno di Dio o pensare addirittura che Dio lo debba ringraziare. Il pubblicano, al contrario, sa che la sua vita è sbagliata; egli si batte il petto ma non si dispera: chiede perdono a Dio perché sa che in Dio c’è misericordia. Il pubblicano, dunque, è giustificato perché si riconosce peccatore e confida unicamente nella misericordia di Dio, a differenza del fariseo che cerca meriti nelle sue buone azioni.

Anche noi siamo perdonati se ci riconosciamo peccatori e ci affidiamo completamente alla misericordia di Dio, nella consapevolezza che il più grande peccato è sempre più piccolo della sua immensa grazia. «Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato», dice Gesù; impariamo la vera umiltà: non il servilismo dinanzi agli uomini ma il piegare, come l’apostolo Paolo, le ginocchia dinanzi a Dio presentandoci a lui a mani vuote. Nella misura in cui non ci considereremo giusti, ma peccatori, saremo perdonati e giustificati, unicamente per la sua grazia.

 

Foto: Parabola – Il pubblicano e il fariseo affresco, XIV secolo, Nartece del Monastero patriarcale di Peć, Kosovo

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