Ricerca e consulta tutti gli articoli fino a luglio 2023

Questo archivio raccoglie articoli storici del nostro sito, conservando una preziosa testimonianza delle notizie e degli eventi passati.
Come utilizzare il modulo di ricerca
Il nostro modulo di ricerca è uno strumento potente che ti permette di esplorare l'archivio in modo facile e intuitivo. Puoi cercare gli articoli utilizzando diversi criteri:
  • Inserisci parole chiave o frasi specifiche per trovare articoli che trattano gli argomenti di tuo interesse.
  • Se stai cercando articoli scritti da un autore specifico, puoi inserire il suo nome per visualizzare tutte le sue pubblicazioni presenti nell'archivio.

La presenza amorevole di Dio nella nostra vita

Un giorno una parola - commento a Salmo 22, 10

Tu sei il mio Dio fin dal grembo di mia madre

Salmo 22, 10

Ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù

Filippesi 1, 6

 

Siamo di fronte ad un versetto di svolta all’interno di una preghiera, il Salmo 22, in cui predomina nella prima parte (vv. 1-22) una lamentazione accorata e disperata; l’orante si sente abbandonato da Dio (v. 1 «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?», grido pregato anche da Gesù sulla croce), soffre tremendi dolori fisici (vv. 14-16 «tutte le mie ossa sono slogate, il mio cuore è come la cera, si scioglie in mezzo alle mie viscere, [...] la lingua mi s’attacca al palato, [...] posso contare tutte le mie ossa»), ma si tormenta anche spiritualmente a motivo dei suoi nemici. Costoro, infatti, lo ritengono umiliato da Dio, che non risponde al suo grido d’angoscia e pare aver spezzato il rapporto con lui. Questo disprezzo degli avversari aumenta la sua infelicità, fino a farlo sentire «un verme», non più appartenente al consorzio degli umani: a questo punto, vacilla anche la sua fede nel Dio dei padri.

È un attimo, però: dal rischio di cadere nell’abisso della mancanza di fede, nuova forza viene all’orante dalle solide basi della sua fede stessa: non solo la conoscenza della sublime maestà di Dio, impenetrabile all’uomo («Ma tu sei santo» v. 4), non solo il ricordo della storia della liberazione dall’Egitto, ma anche e soprattutto l’esperienza personale, intimissima di una presenza benevola e amorevole di Dio nella sua vita, sin dai suoi primi passi, anzi sin dalla sua vita nel grembo della madre.

La forza di una fede trasmessa persino con il sangue e il latte materno può essere invincibile: anche nelle sofferenze più atroci, fisiche, morali e spirituali, da essa verrà la spinta a compiere non solo il gesto di stendere comunque la propria mano verso un Dio che non ti sottrae al dolore, ma anche il canto di un inno di lode e ringraziamento, cui tutti sono invitati a partecipare (vv. 23-32).

Come i tanti pii ebrei che ad Auschwitz andavano incontro alla morte continuando a invocare “Adonai, Adonai”. (Shlomo Venezia, Sondernkommando Auschwitz p. 121).