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Una sola casa, molte dimore

Un giorno una parola – commento a Giovanni 14, 2

Ecco, tutte le vite sono mie
Ezechiele 18, 4

Gesù dice: Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore
Giovanni 14, 2

Vivere senza Dio equivale ad essere degli homeless, dei “senza fissa dimora”. Se il Padre è il padrone di casa, Gesù, il Figlio, è colui mediante il quale ognuno di noi può trovare dimora presso Dio. Il mondo in Cristo può dimorare in Dio.

Le abitazioni più ambite e con alto valore economico sono quelle più “private”, isolate ed esclusive; si può abitare nei ricchi appartamenti condominiali di Manhattan solo se gli altri condomini votano a favore. La casa del Padre, invece, è aperta per chiunque vuole trovarvi dimora, non è una casa privata, privata della gioia dell’accoglienza, della comunanza, della solidarietà. Chi vive chiuso nel proprio privato, vive la privazione di ciò che gli altri hanno da offrire, in termini di talenti, di sentimenti, di aiuto e di scambio fecondo; pensare che il diverso da noi non ha nulla per noi, è privarsi di un’occasione.

Migranti che si spostano per necessità e non trovano chi è pronto a farli dimorare, persone povere o impoverite dal sistema economico che non trovano casa, o abitano in case di periferie abbandonate dallo Stato, che certo non possono esser definite dimore degne di tal nome, speculazione edilizia e abusivismo che porta a costruire case che non dimorano in modo sostenibile nell’ambiente e nella natura. C’è un gran bisogno che Dio, in Cristo, dimori in questo mondo.

Nella casa del Padre ci sono molte dimore, dice il versetto, non una sola per tutti. Dio salvaguarda la specificità delle singole persone, non chiede uniformità forzata, ma offre libertà e spazio d’espressione. Una sola casa, molte dimore. La società e ciascuna chiesa possono essere una casa che accoglie senza uniformare, senza imporre identità precostituite, una casa costantemente work in progress. Come costantemente work in progress può essere il nostro rapporto con Dio, non stabilito una volta per sempre e, quindi, destinato a inaridirsi, ma in continua crescita e trasformazione, in virtù di Cristo, che cammina insieme a noi e nel quale noi dimoriamo in Dio.

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