La promessa di Dio di un futuro possibile
28 marzo 2018
Un giorno una parola – commento a Isaia 54, 14
Sarai lontana dall’oppressione, perché non avrai niente da temere, e dalla rovina, perché non si accosterà a te
Isaia 54, 14
Gesù dice: «Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti»
Giovanni 14, 27
Una catastrofe nazionale ha mandato in rovina Gerusalemme e il Tempio, il popolo è stato deportato a Babilonia e lì vive oppresso: è il momento giusto di ricevere da Dio una promessa di liberazione.
La vita sa diventare molto difficile, dura, profondamente ingiusta. Condizioni psicologiche e materiali difficili possono portare ognuno di noi a cadere in rovina, quando viene superata la soglia di umana sopportazione. Oltre quella soglia c’è buio dell’anima, disperazione, totale non-senso, solitudine, dolore; oltre quella soglia tutto è perduto, davvero tutto, tranne l’aiuto di Dio.
Nella nostra cultura moderna e occidentale che ha separato, non solo distinto, la res cogitans dalla res extensa, il corpo dalla mente, è fin troppo facile che la fede cristiana si rinchiuda nell’interiorità, nella morale, nell’ecclesialità, insomma che si imborghesisca. Una Parola di Dio che si è fatta carne, la carne crocifissa di Cristo, l’annuncio della risurrezione escatologica dei corpi, un Gesù che sfamava e guariva corpi, quest’annuncio di Isaia, possono essere un valido antidoto a questo imborghesimento. La liberazione che Dio promette al suo popolo per bocca del profeta è anche fisica e materiale, non solo spirituale. L’azione dei cristiani nel mondo è predicazione del Dio biblico quando si occupa anche dei corpi delle persone schiave o affamate, persone malate o impoverite da sistemi economici ingiusti, piante, animali ed ecosistemi oppressi dall’inquinamento. La promessa di Dio di un futuro possibile è critica dell’esistente, critica dell’ingiustizia e delle umane strutture di potere che la rendono possibile. La promessa di Dio di un futuro possibile è rivolta a tutti coloro che ne vogliano far parte, senza esclusioni e inutili vendette che prendano il posto del perdono e della riconciliazione. Il futuro di Dio è possibile perché già il presente è abitato da Dio nella sua Parola. Rimane sempre possibile per l’essere umano lasciare spazio alla rovina anziché alla fede in Dio.