Cristo è morto per noi
27 marzo 2018
Un giorno una parola – commento a Romani 8, 32
La sua bontà verso di noi è grande, e la fedeltà del Signore dura per sempre. Alleluia
Salmo 117, 2
Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?
Romani 8, 32
Soprattutto in questa settimana di Pasqua è doveroso per noi chiederci: che cosa vuol dire che Cristo è morto per noi? Quel «per» significa tre cose: a nostro vantaggio, per colpa nostra, al posto nostro. Il teologo contemporaneo J. Moltmann ci rende attenti a come, nella storia del pensiero cristiano già intra-biblico, il primo significato ha preceduto gli altri due. Il Padre ha dato suo Figlio a nostro vantaggio; Dio, quindi, è colui che dona, che dà, che si offre, che rinuncia a sé per gli altri. Dio è innanzitutto amore. Amore che raggiunge noi, gli amati, amore che ama anche e soprattutto coloro che non sono amabili per niente, tutti noi esseri umani.
Nessuno di noi è una creatura facile da amare, troppo dediti a facili compromessi al ribasso, troppo poco affidabili, troppo inclini a prendere anziché a donare. Tutti noi abbiamo bisogno che Dio ci doni il suo amore, e Dio, in Cristo, lo fa. Questo rinchiude tutti noi dentro un’unica realtà, persone per niente amabili, che Dio ama. Ecco il fondamento della solidarietà umana e cosmica.
Uomo che non credi alla possibilità di una vita dignitosa per tutti, ricorda che tutti facciamo parte di quell’unica realtà inaugurata dal dono di Dio a tutti noi.
L’opera di Dio ci indica una strada che ci era nascosta: dare se stessi gratuitamente equivale a trovarsi, donare equivale a guadagnare, lasciar andare equivale a trovare la propria libertà. Occorre fare questo, però, a vantaggio di qualcuno, porre il proprio baricentro nel prossimo, e per fede in Dio, non perché il prossimo se lo meriti. Dove trovare il coraggio di darsi, di perdersi, di sbilanciarsi, mettendo in conto che non ci verrà naturale e sarà anche faticoso? Nella voglia di avere tutte le cose, cioè nel non accontentarsi mai, nell’avere sempre fame di scoprire ciò che siamo e ciò che possiamo essere, nella fiducia che tutto è in mano a Dio, che ciascuno di noi è sempre in mano a Dio, che Dio dona, per poter donare ancora e sempre di più.