La compassione di Dio
05 marzo 2018
Un giorno una parola – commento a Matteo 9, 36
«Tutte queste cose le ha fatte la mia mano, e così sono tutte venute all’esistenza», dice il Signore. «Ecco su chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito afflitto e trema alla mia parola»
Isaia 66, 2
Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche sfinite, come pecore che non hanno pastore
Matteo 9, 36
Nel testo suggerito dal Lezionario Un giorno una parola per oggi, incontriamo due personaggi: le folle stanche e sfinite e Gesù. Tu che leggi, di chi sei, con chi vai? Con le folle stanche e sfinite o con Gesù?
Indubbiamente apparteniamo alle folle stanche e sfinite. Lavoriamo tanto. Il lavoro spesso è mal pagato, poco riconosciuto e poco gratificante. Siamo stanchi e sfiniti. Basta poco e ci offendiamo: «scusa, ma sono stanco».
Forse mi illudo per un tempo di essere indipendente da queste folle, mi dico «sono diverso», ma alla fine mi scopro stanco e sfinito come tutti gli altri. Vuoto, senza compassione.
Ma poi c’è anche Gesù, che ci vede insieme a quelle folle e ha da offrire altro che stanchezza e sfinitezza: egli ha compassione.
Ecco, la compassione: l’anima, il cuore e la testa di Dio, che vuole animare, commuovere, formare, istruire, strutturare la mia e la tua vita.
La compassione ha due avversarie: la stanchezza e la sfinitezza; le nostre infermità e malattie, i nostri «spiriti immondi». Ma la compassione possiamo trovarla soltanto là: in mezzo alla stanchezza e alla sfinitezza. Proprio in mezzo alle folle stanche e sfinite vi sono gli operai della compassione di Gesù (v. 38).
Alla fine, la compassione di Gesù vincerà anche la nostra stanchezza e la nostra sfinitezza.