Il volume di Luca Miele dal titolo Il vangelo secondo Springsteen* è una profonda riflessione sui contenuti delle canzoni di uno dei più amati rocker americani. L’autore costruisce una sorta di genealogia dei temi dell’artista di Freehold «entrando» per così dire nella biblioteca personale del Boss e passando in rassegna i riferimenti culturali, religiosi, e cinematografici dell’artista.
Tra i temi più presenti oltre a fede, speranza, resurrezione, redenzione, sicuramente quello del padre con cui Springsteen ha sempre avuto un rapporto controverso. Che cosa trasmette al figlio un padre? Negli album degli anni ‘70 il Boss ci dice che vengono trasmessi «i peccati» e «le fiamme» ma la vita è un lungo percorso che porta le persone ad affrancarsi dalle laceranti eredità per costruirne di nuove. Il padre è così diventato, attraverso una sorta di rielaborazione dell’età matura, un dispensatore di valori da incidere nella pietra e in questo caso il riferimento può andare al romanzo La strada di Cormac McCarthy.
Il tema della redenzione, del riscatto, della purezza rappresentata da un fiume in cui immergersi (le acque limpide) sono molto presenti nella produzione del cantautore e come in un gioco di specchi si possono guardare i temi degli album degli anni ‘70 confrontandoli con quelli attuali. La produzione e i personaggi sono molteplici e arrivare a una sintesi coerente è forse impossibile ma la scrittura del Boss è intrisa di teologia o come sostiene Azzan Yadin Israel nel suo testo [citato in bibliografia] «di teologie». Teologie, narrazioni e dimensioni secolari e religiose di cui la Bibbia costituisce una sorta di pre-testo che nella produzione più recente si innervano di Spiritual e di suoni Gospel in omaggio alla «Teologia nera». Tra Bibbia e spiritual c’è una co-appartenenza perché il testo sacro degli schiavi con loro divenne musicale e la musica degli schiavi divenne biblica.
Se nelle scorribande giovanili il mezzo per «fuggire» era l’auto con cerchi cromati nell’età matura il mezzo è il treno con cui si ritorna al mito di fondazione degli Stati Uniti. Mito di fondazione che ha un peccato originale che si aggiunge a quello degli Indiani cioè il lavoro e il sangue degli immigrati che hanno costruito l’America ricevendo in cambio morte e sfruttamento come in American Land. In Land of Hope and Dreams la chiamata non è dunque per un singolo individuo come in Thunder Road ma per una intera comunità. Quindi la salvezza non è più vista come individuale (agguantare il sogno americano correndo in auto come in molte canzoni del Boss) ma collettiva e in questo caso i riferimenti non sono ovviamente solo religiosi ma vanno anche a Furore di Steinbeck.
I protagonisti delle canzoni di Springsteen pregano, in particolare quelli dell’album Tunnel of Love che segna la ricerca di una dimensione più intima e autoriale dopo l’incredibile successo di 15 milioni di copie vendute nel 1985 di Born in the USA. Prega l’uomo di Two faces, prega la donna di Spare Parts, prega il ragazzo diventato adulto di Walk like a Man. Secondo il nostro autore l’album evidenzia una scrittura di spessore liturgico che connette l’autorivelazione di Dio alla vita quotidiana.
Il tema della resurrezione emerge nell’album del 2001 The Rising. L’opera cattura l’apertura, l’affacciarsi di ulteriorità, di un orizzonte nel quale la morte non rappresenta l’ultima parola. L’immagine dei soccorritori che salgono in un edificio in fiamme durante l’11 settembre mentre tutti gli altri scendono è l’immagine religiosa dell’ascensione che Springsteen dichiarò di aver mantenuto indelebile nella sua mente in quei giorni.
Ultimo tema che l’autore affronta nella parte finale del testo è quello della giustizia che abita gli ultimi lavori del Boss. Una giustizia invocata attraverso la politica e il senso dell’identità americana e una giustizia religiosa che evoca l’invito evangelico ad amarsi l’un l’altro come in Jack of All Trades.
* L. Miele, Il vangelo secondo Bruce Springsteen. Torino, Claudiana, 2017, pp. 81, euro 9,50.