Caleb disse a Giosuè: «I miei fratelli, che erano saliti con me, scoraggiarono il popolo, ma io seguii pienamente il Signore, il mio Dio»
Giosuè 14, 8
Con la vostra costanza salverete le vostre vite
Luca 21, 19
La parte centrale del capitolo 21 del vangelo secondo Luca parla delle cosiddette “cose ultime”, in altre parole della fine dei tempi. Quest’ultima espressione andrebbe subito corretta: si tratta della fine di un tempo. Dal punto di vista puramente storico-critico dal versetto 5 al 36 si intrecciano gli eventi realmente accaduti a Gerusalemme e in Palestina intorno al 70 d. C. e una profezia carismatica riguardo alla seconda venuta di Cristo. Il testo suscita sensazioni abbastanza oscillanti tra paura e gioia. La profanazione e la successiva distruzione del tempio di Gerusalemme hanno segnato infatti la fine di un tempo.
Uno dei motivi ricorrenti nelle liturgie cristiane di quest’ultima settimana dell’Avvento è l’inizio di un tempo nuovo che sarà inaugurato dalla venuta del Messia. Nel racconto di Luca 2, 10-11 il messaggero annuncia ai pastori intimoriti: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore”». Luca cerca però di focalizzare tutto il suo messaggio non tanto sulla seconda venuta quanto proprio sulla prima. È l’inizio dell’era messianica, un concetto che oggi è accolto anche da una buona parte degli ebrei. La distruzione del tempio di Gerusalemme da un lato, la fondazione dello Stato d’Israele dall’altro, sono per alcuni ebrei segni chiari dell’era messianica che sta sopraggiungendo.
In questo contesto la traduzione del versetto di oggi dovrebbe suonare più o meno in questo modo: Guadagnate (conquistatevi) la vita con la vostra perseveranza. Non si tratta di salvare a tutti costi una cosa che inevitabilmente deve finire, la vita fisica appunto. L’evangelista esorta il suo uditorio a conquistare una vita nuova, non più sottomessa ai limiti del tempo e dello spazio. È un’esortazione che ci libera da ogni ansia legata all’attesa di qualcosa che sembra ancora incompiuto.