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Io salverò le mie pecore ed esse non saranno più abbandonate alla rapina
Ezechiele 34, 22

Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei
Efesini 5, 25

Nell’Antico Testamento, come nelle culture del Vicino Oriente Antico, l’immagine del pastore viene usata per la divinità, il re, i governanti: il Dio d’Israele, come un pastore, guida e protegge il suo popolo; il re, in particolare Davide, è il pastore cui come un gregge il popolo è affidato.

Le parole di Dio che sono, nel contempo, giudizio e promessa.

Giudizio di condanna contro i pastori: le classi dirigenti, il re e la corte che non hanno curato il gregge loro affidato, sfruttandolo, invece, senza ritegno.

Promessa alle pecore, il pastore, proprietario del gregge (Dio stesso nella persona del Messia), si occuperà di loro, restituendo ad Israele l’antico splendore.

Nel Vangelo di Giovanni il buon pastore, il Messia, sarà Gesù che darà la sua stessa vita per le pecore che il Padre gli ha affidato, per la chiesa.

L’autore della lettera agli Efesini dice la stessa cosa con l’immagine di Cristo, sposo della Chiesa, che l’ha amata e ha dato se stesso per lei, proponendo Gesù come modello per i mariti. Devono amare le mogli come Cristo ha amato e ama la sua Chiesa.

Potenza della Parola di Dio, che sempre ci interroga e sempre ci risponde!

Che dire di più e meglio contro una politica che non sia appassionato servizio al prossimo cui dedicare la vita?

Che dire di più e meglio contro la violenza esercitata sulle donne?

Chi di più e meglio di Gesù che ci testimonia che è nell’amore e nel dono di sé che realizziamo pienamente la nostra vocazione di creature «a immagine di Dio»?

Immagine: via Pixabay