Abbiamo avuto negli ultimi mesi una serie di libri, articoli, conferenze, persino concerti e filmati su Lutero e la Riforma. A questo punto qualcuno potrebbe aver piacere di trovare una sintesi di poche righe, che permetta di avere uno schema facilmente memorizzabile. Parlando di Riforma, naturalmente, non si intende solo Lutero e gli inizi del movimento, ma tutto ciò che ne è seguito fino a oggi, ossia la cristianità riformata, il protestantesimo.
Per l’essenziale, mi pare, la Riforma presenta tre aspetti positivi e due negativi. Il primo aspetto positivo è la diffusione della Bibbia. Già i valdesi medioevali ci si erano cimentati, traducendo dalla Vulgata e producendo manoscritti cari e rari. Con Lutero invece si comincia a tradurre dal greco e dall’ebraico e a usare la stampa, da poco introdotta in Europa. La Bibbia viene diffusa a migliaia e poi a milioni di esemplari; tutti sono esortati a leggerla, meditarla e applicarne gli insegnamenti. Anche i cattolici, che per molto tempo la usavano con riserva, oggi la diffondono e se ne fanno anche delle traduzioni moderne in collaborazione tra protestanti e cattolici.
Il secondo aspetto positivo sta nell’aver centrato il rapporto del credente con Dio sulla grazia: «È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi, è il dono di Dio» (Ef. 2, 8). Il nostro rapporto con Dio consiste dunque in due soli elementi: una fiducia assoluta e una gratitudine senza limiti; tutto il resto è superfluo o dannoso, ma fiducia e gratitudine sono l’essenza della vita spirituale.
Il terzo aspetto positivo riguarda la chiesa: scartata la struttura gerarchica, che era un residuo imperiale, la chiesa è una comunità di sorelle e fratelli, che si distribuiscono compiti diversi, ma senza nessuna superiorità o prerogativa personale. Questi aspetti positivi vanno custoditi e valorizzati.
Gli aspetti negativi o, se si preferisce, le carenze, riguardano la pace e l’uguaglianza.
Gesù è stato un messia di pace, che è entrato trionfalmente in Gerusalemme non su un carro da guerra, ma su un pacifico asinello appunto per simboleggiare il suo regno di pace. Gesù ha insegnato «amate i vostri nemici» (Mt. 5, 44); essere suoi discepoli significa essere facitori di pace. La Riforma, purtroppo, non ha dato un messaggio chiaro su questo punto. Solo i valdesi medioevali, poi i mennoniti, i quaccheri e forse qualche altro gruppo di minoranza sono pacifisti. Oggi è più che mai necessario rimediare a quella carenza e proclamare alto e forte che ogni vero discepolo di Gesù è un pacifista integrale.
La seconda carenza riguarda l’uguaglianza. Gesù l’aveva insegnata e praticata. La prima comunità cristiana, quella di Gerusalemme, aveva pure introdotto una forma di uguaglianza economica (Atti 2, 44 e segg.) e in ciò aveva ragione, perché senza uguaglianza economica tutte le altre uguaglianze finiscono per essere più apparenti che reali. Anche su questo punto la Riforma è stata carente. Oggi, in un mondo in cui accanto a qualche gruppetto di miliardari vi sono milioni di persone, bambini compresi, che patiscono o muoiono di fame, è importante trovare una forma moderna di eguaglianza economica. Un compito immenso, ma urgentissimo, per tutti i cristiani.