Gioite, sì, esultate in eterno per quanto io sto per creare
Isaia 65, 18
Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veritiere sono le tue vie, o Re delle nazioni
Apocalisse 15, 3
La vita è sempre un’esperienza ambigua: ci sono le cose che accadono e ci sono le maniere in cui interpretiamo ciò che è successo. Tutto è sempre aggrovigliato, gli eventi e le sensazioni che gli eventi suscitano. Nessuno riesce mai a trovare un bandolo definitivo nella matassa dell’esistenza, a meno di non essere costretti a vivere in un regime totalitario o, ancor peggio, a rassegnarsi ad avere una dittatura di preconcetti nella mente. È il fascino che deriva dallo studio delle materie umanistiche, della storia e naturalmente anche della Bibbia. È la possibilità di essere confrontati con modi diversi di interpretare quel che succede. Non sempre queste sono condivisibili (per quanti nel mondo di oggi Dio significa guerra o nostalgia per un passato perfetto che nessuno ha veramente mai conosciuto?), ma spesso queste sono interessanti, meritano di essere prese sul serio. Il libro dell’Apocalisse non gode di una buona fama: la parola stessa “apocalisse” fa pensare più alla bomba atomica che a qualcosa di rasserenante, come il film Apocalypse Now ha mostrato la brutale insensatezza della guerra e della follia umana che la muove. Eppure l’ultimo libro della Bibbia parla dello svelamento delle azioni di Dio per i credenti – il termine apocalisse significa proprio “rivelazione”. Scoperta che accanto al nostro tempo solitamente confuso e doloroso può esistere un tempo sereno, in cui vediamo l’azione di Dio che si dipana nei giorni di uomini e donne. La Scrittura non ci costringe in una prigione mentale che divide il mondo in buoni e cattivi: ci annuncia piuttosto che possiamo guardare alle nostre esistenze con la fiducia che deriva dallo scoprire le grandi e piccole benedizioni che il Signore ci dona.