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Se alla domanda, posta a persone per strada, «chi sono i protestanti?» la risposta è «un partito politico?», qualcosa non va; se agli evangelici italiani si chiede, ancora oggi: «voi siete cristiani?» qualcosa si muove. Se per fare un servizio televisivo davanti alla Grande Moschea di Roma una rete nazionale (ricorda il segretario generale Abdellah Redouane, che per rispetto non ha mai voluto rivelare il nome) dopo un’intera giornata di appostamento non riesce a trovare una musulmana che indossi il Niqab (il velo che copre l’intero corpo) - davanti alla più grande Moschea d’Europa - decide di inventarsi ugualmente lo scoop coprendo il volto e il corpo di una donna per portarsi a casa il servizio, qualcosa, evidentemente, ci deve preoccupare e seriamente.

Se poi, alcuni giornali nazionali decidono di titolare la loro prima pagina con questo strillo: «Bastardi islamici», ed altri rincarano la dose con «Fermiamo gli immigrati islamici», perché poi dopo «La miseria ci portano» anche «le malattie», allora è davvero giunta l’ora di porsi degli interrogativi, come giornalisti, su come operiamo deontologicamente e su quali effetti e sviluppi il nostro modo di fornire informazioni stia condizionando la società in cui viviamo. Il nostro è un giornalismo ancora capace di fornire notizie partendo da fatti, o semplicemente si è deciso di intenderlo come un mero strumento per fornire indicazioni ed esprimere opinioni? È ancora possibile definirlo giornalismo didattico, come avveniva in passato, e dunque capace di insegnare e fornire strumenti per contrastare il progressivo e preoccupante fenomeno dell’analfabetismo, come quello  religioso purtroppo ancora presente in Italia, o invece si rischia, così facendo, di contribuire al dilagare del pressapochismo?

Tutte domande alle quali si cercherà di dare una risposta domani e sabato ad Assisi, in una delle più importanti kermesse giornalistiche italiane: l’Assemblea annuale di Articolo 21 che si terrà presso la Sala stampa del Sacro Convento.

L’Assemblea si tiene in un momento particolare per il giornalismo italiano preoccupato per «il drammatico fenomeno delle cosiddette fake news e la fomentazione dell’odio, una nuova industria del tempo che viviamo», ricorda il direttore Articolo 21, Stefano Corradino, che attraverso il suo sito online e richiamandosi all’omonimo Articolo della nostra Carta Costituzionale, quotidianamente promuove la difesa della libertà di stampa e di espressione illuminando le notizie oscurate e sostenendo battaglie per le libertà e per diritti.

«Nonostante l’impegno, e non di facciata, delle più alte cariche dello Stato e di tutte le organizzazioni dei giornalisti e dei comunicatori a vario titolo, l’odio oggi corre e scorre sulle pagine dei giornali, nelle televisioni e all’interno della rete chiara e oscura web: muri mediatici – prosegue Corradino – che sempre più spesso, poteri forti o meno forti che siano, politici, economici, finanziari, occulti e altro, erigono contro la libertà d’informazione».

Non è ovviamente un problema solo italiano: «dobbiamo lavorare per un rinnovato entusiasmo nel raccontare gli angoli bui, le periferie dimenticate del mondo, educare e educarci alla diversità; e insieme – dice Corradino – contribuire alla formazione di nuove generazioni di comunicatori che diffondano il linguaggio della verità contro quello dell’odio; che abbiano la capacità di affrontare il confronto dialettico per dimostrare come solo il ragionamento sia strumento plurale e garanzia di libertà e di diritto anche ad essere informati».

La due giorni, utile per la formazione professionale riconosciuta dall’Ordine dei Giornalisti, prevede relazioni e dibattiti con giornalisti italiani e operatori culturali e comunicatori di associazioni umanitarie a difesa dei diritti umani. Tra i temi che saranno affrontati anche un focus sulle religioni e la comunicazione: «Per una Carta Francescana delle buone parole»; «Il mosaico delle fedi, la libertà religiosa e la necessità di una Carta d’Assisi per il pluralismo», questa relazione sarà a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei); «I ponti uniscono, i muri dividono» a cura del Centro Astalli; e ancora «Le parole che dividono sull’Islam», riflessioni sull’era di Trump e gli effetti della sua comunicazione, si parlerà ancora di bambini e periferie dimenticate, di mafie e di giornalisti minacciati, di femminicidio e disessismo, di hate speach, della comunicazione di papa Francesco, di legalità, diritti, di web, e querele temerarie.

Una due giorni per riflettere e cercare di migliorare.

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