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Dopo il rinvio del 22 settembre, rallenta l’approvazione della legge che prevede l’istituzione delle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) e la possibilità di chiedere lo stop alla nutrizione e all’idratazione artificiale, approvata alla Camera lo scorso aprile. Prima di arrivare al Senato, la legge si è arenata in Commissione Sanità. «La prima reazione è stata di delusione e di preoccupazione – dice Ilenya Goss membro della Commissione Bioetica della Tavola Valdese – sicuramente un mese fa, parlando di questo argomento c’era ancora la speranza che l’iter della legge potesse concludersi in questa legislatura. Con i fatti della settimana scorsa questa speranza possiamo lasciarla cadere, difficilmente avremo una legge. La preoccupazione è perché non sappiamo con che tempistica e soprattutto con quanti “se” l’argomento potrà essere ripreso».

Colpiscono i 3000 emendamenti per fare ostruzionismo: perché secondo lei?

«La legge dopo la discussione di altri emendamenti è passata alla Camera il 20 aprile, ma al Senato ci è arrivato con molti emendamenti comunque, dunque è stato presa in esame dalla Commissione Sanità, che avrebbe dovuto portarla in aula il 27 settembre, cosa che non accadrà. Fermare la legge a livello di commissione significa fare una scelta politica, perché la legge poteva anche essere portata al voto, ma negli equilibri politici di oggi era comunque un rischio. Certo che è una questione pesante, a me non sembra strano che ci sia stato un tentativo di blocco, perché questa legge, nonostante fosse una legge sui trattamenti di fine vita e non sull’eutanasia, era osteggiata da movimenti trasversali, come quelli cosiddetti Pro-vita.

Fermare questa normativa, però, impedisce la scelta, non è così?

«Il presidente di ProVita Onlus, Toni Brandi, ha criticato non il testo della legge ma l’istituto della dichiarazione anticipata, affermando che è pericoloso perché le persone cambiano idea. Ma ciò denota che non si conosce l’argomento: le dichiarazioni, per essere valide, devono essere rinnovate, hanno una periodicità. Ma soprattutto denota una completa noncuranza del bisogno che abbiamo come cittadini di regolamentare finalmente questo settore, oltre a un autoritarismo e un paternalismo che ci piacerebbe dichiarare finito, ma che continua a essere fortemente presente. Personalmente mi sembra addirittura strano che qualcuno voglia intromettersi in scelte così private e dirette».

Immagine: via Pixabay

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