Quando si parla di Riforma protestante non possiamo dimenticare il dissenso del XVI secolo, sempre protestante, nato all’interno di questa grande fucina di idee che ha dato origine ad una vera e propria rivoluzione culturale che riguardava il modo di comprendere la fede, la chiesa e il mondo. A lato di quella che è stata chiamata la Riforma magisteriale, sostenuta dai magistrati, dai consigli cittadini o dai principi, è infatti nata una Riforma radicale composta da anabattisti, razionalisti evangelici e spiritualisti, che si sviluppò in contrasto con la Riforma magisteriale di Lutero, Calvino, Zwingli e Bullinger. La Riforma radicale raccoglie al suo interno un grande numero di movimenti che, ispirandosi ai principi della Riforma, decisero di testimoniare in modo diverso la fede sia in campo teologico, rifiutando ad esempio il battesimo dei piccoli, sia in quello ecclesiologico, vivendo la chiesa come un luogo di eguali sottomessi a Dio ma non allo Stato, sia nel campo sociale e politico contribuendo a una secolarizzazione della politica che ha messo in luce, nel tempo, il fondamentale ruolo dei laici.
Per molto tempo la Riforma radicale è stata identificata prevalentemente con l’anabattismo. La parola anabattista, che significa ribattezzatore, è stata usata dalla chiesa cattolica, per identificare, sin dai primi secoli, le persone che sceglievano di avere un secondo battesimo da adulti, ed erano per questo ritenuti eretici. La parola anabattista viene quindi da subito utilizzata in modo polemico, dal cattolicesimo, per descrivere quei riformatori radicali che vedono la loro popolarità tra il 1520 e il 1530.
I primi anabattisti, guidati a Zurigo da Conrad Grebel, si opponevano con forza alle idee del riformatore Ulrich Zwingli almeno su quattro questioni. La prima riguardava il rifiuto del battesimo dei bambini perché ritenevano che questo sacramento potesse essere ricevuto soltanto a una età in cui il candidato fosse in grado di assumere consapevolmente un impegno di fede; la seconda riguardava la totale separazione tra l’autorità dello Stato e quella della chiesa; la terza sosteneva un più rapido e radicale processo di de-cattolicizzazione, rispetto ai tempi proposti da Zwingli e dai suoi collaboratori. Infine, la quarta questione riguardava la radicale nonviolenza che portava gli anabattisti al rifiuto totale delle armi.
Queste tensioni ebbero il loro apice 1529 quando l’imperatore Carlo V attraverso l’editto di Spira sosteneva che chiunque si fosse ribattezzato, donna o uomo, dovesse essere condannato a morte.
Mentre l’anabattismo iniziava a diffondersi in maniera significativa in Germania, Alsazia e Olanda, alcuni anabattisti abbandonarono la nonviolenza e si impadronirono con la forza della citta di Münster dove fu imposto il battesimo a tutti i cittadini adulti. Coloro che rifiutavano questa richiesta vennero cacciati dalla città, come anche lo furono quelli che non volevano condividere i propri beni con gli altri cittadini o leggere libri diversi dalla Bibbia, unico testo che non venne bruciato. Münster venne liberata, dopo un anno di occupazione anabattista, dall’esercito e il movimento anabattista perseguitato ovunque.
Mentre la parola anabattista perse con il tempo di significato, dall’anabattismo sono nate altre chiese come quella degli Amish, degli Hutteriti e dei Mennoniti.