I bacini idrici e i grandi fiumi italiani sono sotto stress. Il lago di Garda, per esempio, è sceso al 36% del riempimento totale; lo svuotamento del lago di Bracciano fa discutere sul razionamento dell’erogazione idrica a Roma. Il prelievo d’acqua per l’agricoltura, il consumo casalingo, o per l’industria è elevato e la scarsità delle piogge non è in grado di garantire il rinnovo della risorsa in tempi adeguati.
Tra le cause sono ovviamente da annoverare gli evidenti e tanto documentati cambiamenti climatici. A questi si aggiungono anche la distruzione delle zone umide (lagune, paludi, laghi, acquitrini e stagni costieri), il disboscamento e il dissesto idrogeologico, l’inquinamento delle acque e la cementificazione del suolo, come evidenzia anche Riccardo Petrella, autore del Manifesto dell’acqua (Gruppo Abele, 2001) e membro del Parlamento Europeo, in una sua recente lettera pubblica. Di conseguenza Sassari, Iglesias, Salerno, Velletri sono alcune delle città italiane in cui è entrato in vigore il razionamento dell’acqua, e Roma subisce restrizioni di uso. Eppure, nel quotidiano uso della risorsa non è raro vedere chi lava i piatti sotto l’acqua che scorre a fiotti dal rubinetto anche per mezz’ora, come se il consumo personale non fosse collegato con la crisi globale. Scandali su corruzione politica o amministrativa, mancata sollecitudine istituzionale, il dito puntato contro l’agricoltura e altri simili giudizi portano in secondo piano (o addirittura alla negazione) la responsabilità civica del singolo consumatore.
Questo viene evidenziato anche dal «giorno del sovrasfruttamento del pianeta» (Earth overshoot Day). Si tratta del giorno nel quale gli abitanti del pianeta hanno consumato tutte le risorse disponibili per l’anno in corso. Ogni ulteriore consumo attinge a fonti che non fanno in tempo a ricrearsi entro il ciclo annuale. Questo giorno viene a cadere sempre più presto nell’anno. Mentre nel 2000 fu ancora fissato verso la fine di settembre, nel 2015 è stato il 13 agosto, nel 2016 l’8 agosto e quest’anno il 2: consumo irresponsabile che fagocita nel presente le risorse destinate alla vita dei nostri figli e nipoti.
Un’attenzione nei confronti del consumo delle risorse viene invocata anche dalla Bibbia. Nella storia conosciuta come la moltiplicazione dei pani e dei pesci Gesù interviene a beneficio dei bisogni di una moltitudine. La condivisione delle risorse disponibili attraverso un’attenta gestione da parte dei discepoli porta alla soddisfazione di tutti. Garantita la soddisfazione del bisogno, però segue ancora un’azione complementare: la raccolta dei resti (Gv 6, 12). Il miracolo che ci sia cibo in abbondanza non può indurre in uno spreco delle risorse.
Così anche la crisi dell’acqua, con la prospettiva di aggravamento futuro, chiede certamente attenzione istituzionale nei confronti di gestione, sprechi, manutenzioni delle reti idriche, ma anche un accresciuta sensibilità civica nei confronti dell’uso della risorsa. In Sardegna c’è chi raccoglie l’acqua usata per lavare i piatti e la riutilizza per il water. In Germania nelle case nuove è diffusa l’istallazione di due circuiti idraulici, uno per le acque di raccolta piovana, utilizzato per bagno e lavatrice, un altro per la rete idrica potabile. In agricoltura si potrebbe tornare a favorire coltivazioni a bassa intensità di acqua, come l’ulivo e gli agrumi, al posto del mais o della barbabietola da zucchero. Il peggiorare della crisi idrica di anno in anno deve provocare un attenzione civica intorno al consumo dell’acqua.
La Federazione delle Chiese evangeliche, attraverso il suo gruppo di lavoro per la Globalizzazione e l’Ambiente (Glam) è perciò stato un membro fondatore dell’«Osservatorio popolare sull’acqua e i beni comuni», insieme di forze civiche italiane costituitasi in seguito al Referendum sull’acqua del 2011, attraverso il quale 27 milioni di italiani hanno espresso la loro volontà che l’acqua sia considerata un bene pubblico. La Glam continua, inoltre, come tutti gli anni, a presentare alle chiese dei materiali liturgici e di approfondimento sulle questioni dell’etica del consumo. Già nel 2002 e nel 2013 le chiese sono state rese sensibili a un uso attento e consapevole dell’acqua e quest’anno la pubblicazione A vent’anni da Graz. Il meglio del tempo del creato in due decenni include sermoni, preghiere e confessioni che ruotano intorno al consumo attento, tra cui anche quello dell’acqua.