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Noemi Falla: testimoniare fra sorelle e fratelli di culture diverse

Proseguiamo, uno al giorno, a presentarvi i 5 candidati pastori e pastore che verranno consacrati il 20 agosto durante il culto di apertura del Sinodo valdese

Il 20 agosto, al tempio di Torre Pellice, si terrà il culto di apertura del Sinodo, che sarà tenuto dal pastore Fulvio Ferrario, nel corso del quale, verranno consacrati cinque tra pastori e pastore. Il sabato mattina si svolgerà l’«esame di fede», sulla base delle domande rivolte ai candidati e candidate dai colleghi e colleghe del Corpo pastorale, nell’Aula sinodale che sarà aperta ai membri di chiesa. Invece, i futuri pastori e pastore hanno già pronunciato i loro «sermoni di prova» nel corso delle Conferenze distrettuali.

Al momento della consacrazione l’assemblea tutta è invitata a «imporre la mani» ai candidati e alle candidate, come riconoscimento del fatto che il percorso da loro svolto (un percorso fatto di studio, approfondimento in un anno all’estero, di servizio in prova in una o più comunità) risponde alla vocazione che hanno ricevuto da Dio.

«Che potrò ricambiare al SIGNORE per tutti i benefici che mi ha fatti?» (Salmo116, 12).

Cari fratelli, care sorelle, questa è la domanda che mi ha accompagnato nei primi mesi del 2007, in un periodo in cui non vedevo un futuro: a causa di problemi di salute, interruppi infatti i miei studi (artistici). Quella pausa fu però l’occasione di cui il Signore si servì per potersi manifestare nella mia vita. Durante l’adolescenza, anche a causa dell’inaspettata morte del mio caro papà, ero indifferente «alle cose di Dio», pure quando a 18 anni decisi di essere battezzata nella chiesa metodista di Scicli (Rg) in cui sono cresciuta.

Ma quel malessere mi spinse a ricercarlo nella preghiera, nella lettura della Bibbia, nella vita della chiesa: sentire la Sua presenza fece crescere forte in me il desiderio di voler fare qualcosa per ringraziarlo della salvezza operata nella mia vita. Quando un giorno, mentre scrivevo il mio primo sermone, un pensiero scaldò il mio cuore: «E se studiassi teologia per diventare pastora?». Sentivo che il Signore mi aveva indicato la strada da seguire e quella ho deciso di percorrere.

Dopo un anno di volontariato presso l’Istituto diaconale «La Noce» a Palermo, cominciai, quindi, a studiare alla Facoltà valdese, la quale, insieme a esperienze di vita comunitaria in chiese evangeliche romane, ha contribuito a strutturare la mia fede, arricchendola di contenuti. Significativi sono stati anche l’anno all’estero a Cambridge, al college metodista Wesley House, e tre mesi di servizio in una chiesa metodista del Wisconsin (Usa), esperienze dalle quali ho imparato a coltivare la mia spiritualità e a conoscermi di più, rafforzando il mio rapporto con il Signore e imparando a riconoscere i segni della sua grazia nella mia vita.

E in questi mesi di prova, prima presso la chiesa metodista di Bologna e Modena, poi in quella di Parma-Mezzani e diaspora, ho provato a testimoniare quella grazia che ricevo ogni giorno dal Signore, anche attraverso la meravigliosa occasione di poter servire anche persone provenienti da contesti culturali diversi. Fa parte di queste comunità una forte presenza di fratelli e sorelle di origine ghanese.

Benché sappia che questo cammino comporterà sacrifici e difficoltà, lo accolgo con fiducia e serenità, perché mi appassiona e suscita in me una gioia e un senso di gratitudine incommensurabili.

«Che potrò – quindi – ricambiare al SIGNORE per tutti i benefici che mi ha fatti? Scioglierò i miei voti al SIGNORE e lo farò in presenza di tutto il suo popolo» (Salmo 116, 12.14).

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