Geremia disse: «Dico: “Io non lo menzionerò più, non parlerò più nel suo nome”, ma nel mio cuore c’è come un fuoco ardente»
Geremia 20, 9
Quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiamo viste e udite
Atti degli apostoli 4, 20
Non soltanto il profeta, ma anche Victor Hugo parla di un fuoco ardente: «Inferno cristiano: fuoco. Inferno pagano: fuoco. Inferno maomettano: fuoco. Inferno indù: fiamme. A credere alle religioni, Dio è un rosticciere».
A prima vista sembra che entrambi questi uomini vedano in Dio un fuoco distruttivo. Il profeta sente la presenza di Dio come un fuoco ardente nel momento in cui vuole star zitto per salvarsi la pelle che brucia ancora per le bastonate subite da un rappresentante del tempio, che ha punito il profeta pubblicamente per ridurlo al silenzio. La classe dirigente del tempio non può sopportare le parole del profeta che la accusano di diffondere terrore e tremore in Gerusalemme. Geremia da parte sua non può sopportare la morte dei bambini inermi sacrificati sugli altari di Baal. La pelle di Geremia brucia ancora. Ma anche il suo cuore brucia perché non riesce a star zitto, a sottacere il terrore che ha visto con i propri occhi e sottacere la volontà di Dio che vuole la vita, non la morte. Il fuoco ardente nel suo cuore spruzza scintille di vita e Geremia continua a schierarsi con i disarmati e inermi. Infatti, non è un fuoco distruttivo ma un fuoco di vita.
Queste scintille sono contagiose fino ad oggi e le ritroviamo, per fare un solo esempio, nella diaconia dell’Unità dei Fratelli boemi che si impegnano per i rom in una società che è abbastanza ostile nei confronti di questa minoranza. Oggetto di scherno o anche di stalking sono le persone nel nostro paese che si fanno contagiare da questo fuoco ardente e che prendono pubblicamente le parti delle coppie dello stesso sesso. Preghiamo che questo fuoco si accenda in tutti noi e che noi non sottaciamo le ingiustizie che vediamo con i nostri occhi. Preghiamo di trovare il coraggio e la forza di impegnarci per chi è disarmato ed inerme nel nostro paese, senza temere lo scherno.