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Diciamoci la verità: l’Europa non gode propriamente di ottima salute. I festeggiamenti per i sessant’anni dai Trattati di Roma, lo scorso marzo a Roma, non rimarranno certo negli annali delle manifestazioni di piazza. Eppure l’Europa vive in molti modi, tra cui quello del sapere condiviso.

A Bologna oltre mille esperti hanno dato vita ai lavori dell’Accademia europea della religione: specialisti di cristianesimo, ebraismo, islam; e ancora induismo, buddhismo e nuove religioni. Una grande comunità che si è trovata sì in Europa, ma che ne varca i confini: giovani ricercatori da centri di ricerca in Giordania, professori dall’Iran, accademici nordamericani. E ancora tante comunità scientifiche rappresentate, in decine di “panel”, conferenze e discussioni diffuse per il bel centro storico bolognese. Ha coordinato il tutto - in maniera davvero meritoria - la Fondazione delle scienze religiose Giovanni XXIII, condotta da Alberto Melloni.

Se l’ispirazione dell’iniziativa la si deve alla gemella, storica, Accademia americana della religione, «il potenziale intellettuale e politico dell’iniziativa [europea] va oltre il solo scopo accademico», come scrive Massimo Faggioli oltreoceano. Vediamone qualche aspetto.

Prima di tutto “europea”, come appena detto, vuole dire apertura e non confini serrati: a partire dall’area Mediterranea, dal Gran Mufti di Bosnia e Erzegovina, passando da Tel Aviv e Marrakesh; sino ai paesi che guardano l’Unione Europea da est, e infine oltreoceano.

Allo stesso modo la parola “religione” comprende, estensivamente, studi filosofici, storici, teologici e giuridici, di sociologia e di diritto ecclesiastico, e ancora di più. Una postura dunque liberamente accademica, ovvero, da “incontro dei saperi”. Questo è un punto di forza tutt’altro che secondario.

Terzo, l’accademia vuole essere un appuntamento annuale: senza soluzione di continuità si è già al lavoro per la prossima sessione dei lavori, prevista nel marzo 2018, di nuovo a Bologna - nel 2019 comincerà a migrare di sede in sede in giro per l’Europa - sotto il comitato organizzatore presieduto da Frederik Pedersen dell’Università di Aberdeen.

Quarto: contro ogni teoria (intesa in maniera semplicistica) della secolarizzazione del Vecchio Continente, l’Accademia della religione europea è una risposta decisa - e a mio giudizio urgente da dare - per chiedere cittadinanza a una rosa di saperi sul fenomeno religioso che oggi, con ogni probabilità, devono trasformarsi in strumenti di lettura e comprensione per la politica e la società europea.

Da parte italiana si è registrata una risposta pronta e compatta per questo appuntamento. Una conferenza di una giornata intera, co-organizzata dal Centro Studi Confronti, ha visto l’adesione congiunta degli istituti di ricerca sul tema delle religioni tra i più importanti del nostro paese: l’Associazione di sociologia della religione, la Fondazione Bruno Kessler, il Cesnur, il Fidr, l’Osservatorio sul pluralismo religioso, l’Università degli studi di Milano, con la media partnership della Rivista Il Mulino. La giornata ha visto giuristi, sociologi, storici affrontare, mercoledì 21 giugno, il tema del “nuovo pluralismo religioso” europeo, nella prestigiosa sede bolognese di Palazzo Re Enzo, in Piazza del Nettuno. Generosa la partecipazione del pubblico, che ha visto il suo apice per l’intervento di Romano Prodi, in dialogo con Alberto Melloni, sul tema dell’Europa, religioni e laicità.

La tavola rotonda serale, infine, dal tema “Europa, riforme, religioni”, è stata una dedica ai 500 anni della Riforma protestante. Marinella Perroni, Franco Cardini, Bruno Segre e Fulvio Ferrario sono stati moderati da Francesca Cadeddu, e sono intervenuti sul tema dell’istanza di riforma che oggi vive nell’ebraismo, nell’islam, nel cristianesimo, interrogandosi sulle prospettive future: un vero e proprio quadro storico, geopolitico, e religioso sul mondo contemporaneo, che i quattro relatori hanno intessuto, chiudendo così i lavori della giornata.

Non è mancata la presenza dei protestanti italiani alla Accademia, tra cui Debora Spini, Paolo Naso, Alessia Passarelli, Ilaria Valenzi, e il già citato Fulvio Ferrario, decano della Facoltà valdese di teologia. D’altra parte in “Europa” anche i protestanti italiani possono sentirsi meno fragili numericamente, dal momento che lo storico Heinz Schilling - autore di una monumentale biografia di Lutero, uscita in Italia per i tipi della Claudiana, già intervistato su La Repubblica solo un paio di giorni prima dell’inaugurazione della conferenza - è stato uno degli ospiti d’onore dell’Accademia, e ha preso la parola per interloquire con Romano Prodi durante la conferenza di Confronti. E Hans-Peter Grosshans, decano della facoltà protestante di Münster in Germania, è tra i sostenitori principali dell’iniziativa. Voci protestanti dunque importanti per la pluralità degli studi e dei saperi, e per il futuro lavoro dell’Accademia europea.

Una sfida dunque quella da cogliere oggi, tra gli studiosi delle religioni, per far sì che l’Accademia cresca come luogo di incontro, coesione e, ove possibile, laboratorio culturale europeo. Credo che, vista l’Europa di oggi e le sue difficoltà, sarebbe questo un risultato tutt’altro che secondario.

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