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A proposito di migranti

Una serata nella chiesa valdese di corso Principe Oddone, a Torino, riunisce varie iniziative: uno spettacolo teatrale, corsi di italiano, un seminario di formazione per volontari e operatori

Sarà una serata di festa, ma anche di condivisione e riflessione, quella che domani, giovedì 29 giugno, dalle 19,30 concluderà le attività di CO7, com’è chiamata la chiesa valdese di corso Principe Oddone a Torino. Un momento canonico della vita ecclesiastica, in cui ci si saluta prima della pausa estiva, ma anche un momento in cui s’incontreranno tre progetti sui migranti: uno spettacolo teatrale, corsi d’italiano, il programma di formazione «Città migranti».

Il momento clou della serata è lo spettacolo con dibattito proposto dal Gruppo Agape, «un gruppetto di persone che per oltre 15 anni ha organizzato annualmente un campo al Centro ecumenico Agape (Prali) su temi di etica interpersonale, preparando anche lavori di rappresentazione teatrale tratti da testi letterari (Tolstoj, Dostoevskij, De Luca, Murgia). Ha avuto questa denominazione da tre anni circa, da quando ha presentato degli eventi nell’ambito di “Leggermente”, progetto della Fondazione Cascina Roccafranca e delle Biblioteche Civiche Torinesi che organizza gruppi di lettura e incontri con gli autori». Il gruppo propone Non dirmi che hai paura, dall’omonimo libro di Giuseppe Catozzella, che racconta la tragica storia di Samia, il suo sogno di partecipare alle Olimpiadi, raggiunto a Pechino nel 2008, e di diventare campionessa di corsa, drasticamente interrotto nel tragico tentativo di raggiungere l’Italia dalla Libia.

La serata sarà anche la «fine anno scolastico» dei corsi di italiano per migranti, un’iniziativa ormai decennale della chiesa valdese di Torino, che ha coinvolto numerose persone, come racconta la responsabile, Martine Rochat: «Nel corso degli anni si sono avvicendati diversi volontari, valdesi e non, insegnanti per lo più in pensione o persone che facevano tutt’altro mestiere. Anche gli utenti sono cambiati molto, abbiamo avuto l’ondata delle donne somale, pakistani, afghani, coreani, maghrebini, adesso la Cina, Ucraina… Sono per lo più richiedenti asilo, alcuni si sono avvicinati prima alla chiesa valdese, essendo protestanti, e hanno scoperto l’esistenza dei corsi, altri tramite passaparola nel quartiere».

Rochat ci spiega com’è strutturato il corso e chi sono gli allievi: «L’età media è intorno ai trent’anni, ma abbiamo anche 18-20enni e qualche sessantenne. A seconda del paese di provenienza e del livello linguistico di partenza, comunichiamo inizialmente in francese o inglese, ma cerchiamo di appoggiarci il più possibile all’italiano.

Abbiamo due livelli, uno raggruppa gli analfabeti totali che non sanno leggere e scrivere nemmeno nel loro paese, e coloro che hanno un livello medio di scolarizzazione e conoscono una lingua europea. E poi un livello avanzato in cui abbiamo preparato gli studenti per la licenza media, appoggiandoci a scuole medie statali; quest’anno non abbiamo più fatto questo tipo di preparazione perché si sono rivolti direttamente alle scuole, quindi ci siamo orientati più verso la conversazione, la cultura generale, la storia e la geografia italiana».

In autunno le lezioni riprenderanno, c’è richiesta e tutti, insegnanti e studenti, sono assai motivati: «Le lezioni si tengono nei locali della chiesa in corso Oddone, due giorni a settimana, in questi ultimi anni lunedì e mercoledì dalle 16,30 alle 18,30. Vedremo il prossimo anno a seconda delle iscrizioni, se avessimo molte donne faremmo i corsi piuttosto di mattina, in base alle loro esigenze. Si tratta di un’esperienza eccezionale e fondamentale per noi, ci ha dato il contatto con culture diverse, l’incontro con storie e testimonianze dei loro lunghi viaggi, alcune le abbiamo raccolte, le loro speranze, è un rapporto non soltanto scolastico e di apprendimento, ma molto umano. Hanno bisogno di compagnia, di persone che le sostengono, per tutti è stata un’esperienza, sia come docenti sia come allievi, molto importante».

La terza iniziativa, il ciclo di formazione «Città migranti», è nata in sinergia tra William Bonapace, referente per la Val d’Aosta di Idos (dossier statistico sull’immigrazione) e le chiese battiste di Torino, con il coinvolgimento della chiesa valdese. I primi tre incontri hanno avuto luogo tra aprile e maggio alla chiesa battista di via Passalacqua, tenuti dallo stesso Bonapace e da Sergio Durando, direttore dell’Ufficio Pastorale dei Migranti (Migrantes) della Diocesi di Torino, che hanno introdotto storicamente e sociologicamente il tema delle migrazioni e il contesto di Torino e del Piemonte.

Nel secondo ciclo (che partirà il 22 settembre e si concluderà il 3 novembre) i relatori, proff. Maria Perino, Paolo Naso e Alessandro Mengozzi, e la pastora Maria Bonafede, approfondiranno il tema da un punto di vista politico, teologico, di attualità.

Obiettivo del corso, aperto a tutti ma rivolto principalmente a operatori e volontari dentro e fuori le chiese, «qualificare il (loro) lavoro di sostegno e solidarietà (e) sviluppare una cultura diffusa del fenomeno migratorio che integri e superi lo slancio solidaristico e contenga le pulsioni xenofobe».

Immagine: via Facebook - Chiesa valdese di Torino

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