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Sii tu il braccio del popolo ogni mattina, la nostra salvezza in tempo di angoscia!
Isaia 33, 2

Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli
Efesini 3, 20-21

Eccoci davanti a una dossologia (dal greco doxa = gloria), una di quelle formule o brevi inni liturgici che esaltano e glorificano Dio, frequenti nelle lettere neotestamentarie.

Ma questa dossologia può apparire, nella sua esaltazione di Dio, addirittura eccessiva. Infatti, se da un lato talvolta capita di sperimentare la risposta di Dio anche in maniera superiore alle aspettative, ed è vero che i credenti affermano che Dio è potente da fare ogni cosa, anche al di là di quel che si domanda o addirittura si spera, dall’altro bisogna riconoscere che spesso non è così, e che molte preghiere sembrano rimanere senza risposta.

Che cosa possiamo imparare, allora? Provo a suggerire due risposte.

Primo insegnamento: l’onnipotenza di Dio, celebrata anche in questo passo, rimane confessione di fede imprescindibile e orizzonte verso il quale tendere. Un po’ come la risurrezione: l’evento limite che in Cristo si è realizzato e che rimane il centro di ogni speranza futura, anche se nella realtà della vita quotidiana non si manifesta visibilmente.

Secondo insegnamento: nella preghiera di ogni giorno, oltre a riconsiderare la nostra vita con una confessione sincera, oltre a richiedere quel che vorremmo e a ringraziare per quel che di positivo ci è successo, dobbiamo imparare a ringraziare Dio per quel che egli è, a celebrarlo per la sua gloria, per la sua potenza, per la sua grandezza, per il suo amore. Questo tipo di preghiera, di inno, nell’esaltare e adorare Dio, fortifica i credenti e la Chiesa, aprendo a una vasta comunione. Forse uno spazio da riscoprire maggiormente oltre che nel culto pubblico anche nella spiritualità personale.

Immagine: di BrianAJackson, via istockphoto.com