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Identità diverse ma vicine nella vecchia Europa

Suggestioni  per il dialogo fra culture da un libro del filosofo Roberto Esposito

Da fuori. Una filosofia per l’Europa* di Roberto Esposito, professore di Filosofia teoretica dell’Università Normale Superiore, è un saggio di non facile lettura quanto di acuta riflessione e l’assunto che propone dell’Europa di cui si fa un gran discutere oggi nelle cronache politiche è di estremo interesse. Pertanto mi limiterò a dar conto dell’assunto del libro in poche righe, non di più. Dove stia andando e possa andare l’Europa con la sua crisi identità - l’autore scrive – lo si può mettere a fuoco solo con «una filosofia per l’Europa», che del libro è il sottotitolo. E la cosa riesce meglio se all’Europa si guarda “da fuori”.

È stato Nietzsche a dire che la realtà meglio si capisce se la si guarda con un certo distanziamento, critico e, meglio ancora, geografico. Il libro di Esposito è appunto una carrellata su quelle scuole di filosofia che al vecchio Continente hanno guardato da fuori, come la scuola dei filosofi di Francoforte – Adorno, Horkheimer, ecc. – che, migrati negli Usa dalla Germania nazista, da lì guardarono alla crisi montante dell’Europa e dell’Occidente. La storia del mondo la si è sempre studiata e vissuta come euro-centrica, ci accorgiamo ora di come essa sia sempre stata globale, molteplice plurale. Ora che la mobilità delle migrazioni planetarie, il terrorismo islamico ci pongono di fronte la necessità, la difficoltà ma anche l’opportunità della convivenza di etnie e culture diverse.

Il libro di Esposito mostra come si sono poste di fronte al problema le traiettorie di pensiero filosofico tedesche, francesi e italiane. Sarò breve, ho detto. Cosi mi limiterò a esporre del libro, a proposito dell’unità nella differenza che da sempre vive l’Europa, di come Europa e Asia (e Africa anche) siano state complementari, un passo che Roberto Esposito cita di Massimo Cacciari. «Cacciari propone due miti. Il primo è quello rappresentato, nei Persiani di Eschilo, dal sogno della regina Atossa, in cui compaiono due donne – Asia ed Europa – in guerra tra loro. Ma tale guerra resta sempre interna al loro rapporto. Il fatto che essa venga presentata non come polemos, guerra contro un nemico esterno, ma come stasis, guerra civile, è il segno di quanto marcato fosse il ricordo dell’antico nodo che legava in un’unica terra quelli che solo successivamente sono diventati Oriente e Occidente».

Io che scrivo rifuggo dagli irenismi, dagli inciuci ideologici. Ma a mia figlia Francesca che a Roma studia e insegna con passione e metodo danze orientali, dico di insitere: «è questa prossimità di identità diverse che costruisce armonia di convivenza».

* R. Esposito, Da fuori. Una filosofia per l'Europa. Torino, Einaudi, 2016, pp. 256, euro 22,00.

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