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«Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche»

Sino al 7 maggio prosegue il secondo Festival dei diritti umani alla Triennale di Milano

Dopo il successo dell’anno scorso – sino al 7 maggio presso la Triennale di Milano – prosegue la seconda edizione del Festival dei diritti umani, una manifestazione pensata perché «Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche», dicono i promotori dell’evento ideato da Reset-Diritti Umani e che, anche quest’anno, vede adesioni e patrocini importanti come Amnesty International e la Camera dei Deputati.

Focus di questa edizione (ieri si è tenuta la Giornata mondiale per la libertà d’informazione) è la libertà d’espressione: «Sapendo che si tratta di un problema articolato – ricorda a Riforma.it, il segretario generale dell’iniziativa e presidente di Reset, Giancarlo Bosetti –, ogni giorno più grave, proprio come dimostrano le chiusure di giornali e le incarcerazioni di giornalisti. Come i vincoli imposti agli artisti e le abiure chieste agli scrittori, i limiti sollecitati per il web e i social network, accusati di fomentare odio e bullismo. Il festival è importante – prosegue Bosetti – perché parla di diritti umani e lo fa rivolgendosi in particolare ai giovani; l’intento è quello che il maggior numero di studenti possa capire che la situazione di Paesi vicini a noi, anche se sembrano essere lontani sulle carte geografiche, come la Turchia, non lo sono. Oggi la libertà d’espressione è seriamente minacciata, un importante incontro promosso ieri insieme alla Federazione della stampa italiana l’ha fatto emergere con forza. Quando parliamo di Ungheria – prosegue Bosetti – non stiamo parlando di mondi esotici, ma di noi. La radicalizzazione e le retoriche dell’odio che inquinano il discorso pubblico europeo sono una minaccia e un pericolo attraverso il quale passano le falsità, le famose fake news, che sono “figlie” di questa radicalizzazione dello scontro politico, ossia di vere e proprie “bolle speculative” in cui operano e vivono le pattuglie di “tifoserie” che si muovono le une verso le altre».

Proprio oggi pomeriggio, giovedì 4 maggio, si parlerà di hate-speech e di come si possono contrastare gli stereotipi; lo si farà in occasione dell’incontro: «Si può dire di tutto senza farsi male. Appunti per un nuovo codice deontologico per giornalisti», al quale sono stati invitati il giornalista Alessandro Lanni, Marcello Maneri dell’Università Milano-Bicocca, Paola Barretta dell’Osservatorio di Pavia, Marco Di Puma di Radio Popolare, Nadia Azhghikina della Federazione Europea dei Giornalisti, Marco Bassini e Oreste Pollicino dell’Università Bocconi, Martina Chichi della Carta di Roma (Associazione che vede tra i fondatori e quest’anno nel direttivo la Federazione delle chiese evangeliche in Italia - Fcei) e Karim Metref educatore.

«È fondamentale – ha dichiarato Martina Chichi a Riforma.it – che i media continuino a parlare dei discorsi d’odio e, soprattutto, che lo facciano riflettendo sulle proprie responsabilità. Il rischio, oggi, è che tutta l’attenzione e le forze attive nel contrasto all’hate-speech si concentrino sui social media, dimenticando il ruolo centrale dei cosiddetti media tradizionali, mentre è necessario lavorare su entrambi. Da una parte si chiede “ai social” un maggiore impegno, per questo motivo lo scorso aprile abbiamo voluto fare un test segnalando a Facebook 100 commenti che incitavano all’odio e solo 29 di questi sono poi stati rimossi; un piccolo segnale di quanta strada ci sia ancora da fare per rendere la piattaforma “quel luogo sicuro per tutti” che dichiara di voler essere. Non possiamo, però – prosegue Chichi –, trascurare come il giornalismo possa contribuire a creare quel clima in cui il discorso d’odio si fa strada più facilmente, promuovendo direttamente stereotipi e stigmatizzazioni. Solo pochi giorni fa è stata comunicata la decisione del Collegio disciplinare della Lombardia per un esposto che abbiamo presentato insieme all’Asgi: il direttore de Il Giornale, Sallusti, è stato sanzionato per il titolo “Bestie islamiche” tramite un primo avvertimento. Il consiglio ha voluto evidenziare un aspetto importante nel comunicare la decisione presa, ossia che: “il compito di un giornale non dovrebbe essere quello di fomentare l’odio”».

Domattina, 5 maggio, il focus sarà incentrato sul Cyberbullismo con «Cyberbulli e cyberpupe: libertà e limiti nel web».

La kermesse sui diritti umani terminerà domenica 7 maggio. Il programma completo è disponibile qui sul sito ufficiale della manifestazione.

L’ingresso al Festival è libero sino a esaurimento posti.

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