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Un giorno nei tuoi cortili val più che mille altrove. Io preferirei stare sulla soglia della casa del mio Dio, che abitare nelle tende degli empi
Salmo 84, 10

Gesù dice: «Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura»
Giovanni 10, 9

 

Gesù è la porta attraverso cui si entra nella vita. Questo pastore conduce le pecore attraverso la porta della propria vita verso la libertà: si tratta di una porta mobile per la quale è possibile entrare ed uscire, senza costrizioni e grazie alla quale si troverà pastura. Gesù non terrorizza né controlla le coscienze. Egli non viene per togliere la libertà, ma per dare la vita abbondante, non per dominare, ma per servire. La porta evoca l’azione di portare e di condurre. Ci parla di accesso, di apertura, di liberazione. La porta indica anche chiusura e protezione. È la soglia dell’incontro, ma anche della difesa. Gesù si pone come porta tra il cielo e la terra, ma anche come porta tra il passato di oppressione e la libertà di figli. Entrare attraverso di lui significa uscire definitivamente dalla schiavitù del peccato e trovare fuori dall’ovile cibo e acqua. Il pastore «bello», cioè autentico, (v. 11) che mette la sua vita per le pecore, è il vero nutrimento, il pane disceso dal cielo. È porta delle pecore perché si mette di traverso all’apertura dell’ovile, impedendo l’ingresso agli estranei; ma è la porta perché si dona come via che conduce al Padre.

L’immagine della porta esige da noi uno sforzo, un coinvolgimento personale. La dobbiamo trovare e passare per essa. Se Gesù è la vita, dobbiamo camminare nella sua via e abitare nella sua verità, per vivere la sua vita risorta. Ciò comporta conoscere queste realtà in modo personale. Ma abbiamo bisogno gli uni degli altri per passare insieme per quella porta. Non ci misuriamo più secondo i vecchi criteri di morte, ma alla luce della resurrezione di Gesù. Scopriamo che il capitolo di questo versetto è una meditazione sulla morte e resurrezione di Cristo, che depone la sua vita per il gregge. Se il buon pastore è la porta dell’ovile, non ci dovremo sostituire a lui.

Un giorno di eternità nei cortili dell’ovile val più che mille altrove. È preferibile restare alla porta del cuore del Pastore che abitare nelle tende dei mercenari.

Immagine: By I, Sailko, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=27593030