Nuovi corridoi umanitari dal Marocco?
28 febbraio 2017
La visita nel paese nord-africano di una delegazione ecumenica
La scorsa settimana una delegazione ecumenica si è recata in Marocco con l’obiettivo di consolidare le reti per l’apertura di un «corridoio umanitario», così come già accade da oltre un anno dal Libano. La delegazione guidata dal presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), pastore Luca Maria Negro, era formata dalla pastora valdese Maria Bonafede, membro del Consiglio Fcei, Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope-Programma rifugiati e migranti, Massimo Gnone della Diaconia valdese e Xavier Vidal della Comunità di Sant’Egidio.
«Gli incontri sono andati molto bene – sottolinea Gnone –; importante è stato l’incontro con i rappresentanti delle chiese evangeliche, una realtà ovviamente molto minoritaria eppure assai attiva anche sul piano diaconale e riconosciuta ufficialmente dallo stato del Marocco. Sono chiese ovviamente multietniche, fatte di persone provenienti soprattutto dal mondo subsahariano».
Poi gli incontri «politici»: «Presso l’ambasciata italiana abbiamo incontrato l’ambasciatore Roberto Natali, poi i rappresentanti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Inoltre positivo l’incontro con il vescovo cattolico di Tangeri», aggiunge Gnone.
Non è chiaro se e quando anche in Marocco si avvieranno progetti di «corridoi umanitari» analoghi a quelli avviati dal Libano per i profughi siriani. «Il Marocco è uno stato ben presente, organizzato, inserito nel complesso mondo degli Stati africani e con rapporti già avviati con la Spagna – prosegue Gnone –: aspettiamo risposte dalle autorità marocchine restando convinti che l’apertura di un corridoio umanitario dal Marocco possa costituire uno strumento importante per tutelare individui e famiglie di migranti in condizione di vulnerabilità che provengono soprattutto dall’Africa occidentale. In ogni caso si tratterà di iniziative a numeri limitati e portati avanti in modo molto “discreto”».
La missione si è svolta alla vigilia di nuovi arrivi dal Libano, che già in marzo vedranno arrivare nuovi profughi con riferimento alle aree di Torino, Milano e Padova.