La tua benevolenza, o Signore, sia sopra di noi, poiché abbiamo sperato in te
Salmo 33, 22
Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli
Luca 10, 20
Gesù non dice che i nostri nomi sono scritti sulla sabbia. Né su una lapide di un cimitero. Ma sono scritti nei cieli. Lì gli umani non hanno alcun potere di cancellarli. Sono scritti con l’inchiostro di Dio, rosso.
Un po’ di giorni fa ho avuto l’onore di accompagnare le spoglie mortali di una cara sorella in fede in un piccolo cimitero sconosciuto sulle colline di Reggio Calabria. Era una giornata ventosa, l’aria era limpida e da lontano si vedeva il mar Mediterraneo.
Il cimitero era in gran parte fatto di file verticali di loculi in cemento, poi ricoperti di marmo; ogni fila era proprietà di una famiglia della zona. Davanti a questi piccoli mausolei vi era un campo destinato all’inumazione. Ed ecco lo stupore. Mi avvicino e leggo un nome straniero: Aster Araya, deceduta il 27 maggio 2016, anni 21. Faccio un altro passo, un altro nome straniero: Nassib Yussuf Abdulay, deceduto il 27 maggio 2016, anni 28. Più avanti, in una sola sepoltura ci sono due nomi: la mamma e la bambina, Maryan Assan, di otto mesi. Su tante lapidi di plastica c’è solo scritto: sconosciuto. Ma su tutte le lapidi si legge chiaramente, in fondo a sinistra: in mare, acque internazionali. I morti in mare, questo popolo spesso senza volto, si materializzava lì, in quel piccolo cimitero, su una collina di Reggio. Ed erano quelli più fortunati dei tanti altri di cui, invece, neppure il corpo si è potuto recuperare.
È in quel momento che ho pensato a questo passo di Gesù. L’ho pronunciato ad alta voce, più volte, tante volte: i vostri nomi sono scritti nei cieli. I vostri nomi sono scritti nei cieli. I vostri nomi sono scritti nei cieli...
A proposito, la cara sorella in fede si chiamava Valentina, molti la conoscevano come la moglie del pastore Ermanno Spuri, io l’ho conosciuta come una dolce, sottile e intelligente cristiana. Ora è lì, unica italiana tra tanti stranieri. O forse è meglio dire: unica anziana tra tanti giovani.