Io mi rallegrerò nel Signore, esulterò nel Dio della mia salvezza
Abacuc 3, 18
Quando uscirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo; e l’eunuco, continuando il suo viaggio tutto allegro, non lo vide più
Atti 8, 39
La storia di Filippo e dell’eunuco è una bellissima storia di conversione e salvezza senza necessità di alcuna domanda, né condizione. Filippo arriva dall’eunuco in maniera sovrannaturale, e allo stesso modo va via. Potrebbe essere questo il centro del discorso, potrebbe essere un racconto di miracolo del Santo Filippo, e invece il testo si sviluppa meravigliosamente da due domande: «Capisci quel che leggi?» e «Cosa mi impedisce di essere battezzato». Ogni catechista dovrebbe essere in grado di verificare il portato della catechesi della Chiesa come fa Filippo. «Capisci?» è l’atto di ascoltare chi ha ascoltato, non per verificare, o interrogare, ma per entrare in connessione con chi stiamo istruendo per unirsi alla chiesa. D’altra parte ogni catecumeno dovrebbe avere la possibilità e il coraggio di chiedere «Cosa impedisce?», anche in maniera provocatoria, perché no? A seconda della storia di chi legge, quella domanda sembra una supplica, una semplice richiesta o, appunto, un atto di sfida: «c’è qualcosa che mi impedisce questo passo, così come mi è impedito l’ingresso al Tempio?». Fortunatamente per tutti, noi compresi, l’unico prerequisito è il credere, e l’eunuco, ricevuto il battesimo, ha poco da pensare agli effetti speciali sovrannaturali: Filippo sparisce, ma l’eunuco ha fatto posto a Cristo nel suo cuore, e pieno di quella gioia, potrebbe succedere di tutto davanti a lui, non si accorgerebbe di nulla.