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La vocazione missionaria di Giovanni Conte

Il pastore è scomparso poco dopo Natale all’età di 83 anni

Pochi giorni dopo il Natale è deceduto a Genzano (Roma), dove abitava, il pastore Giovanni Conte. Nato nel 1933, era figlio di un professore di matematica e fisica nei licei e, per parte di madre, era nipote dello storico Jean Jalla [si veda la scheda sul Dizionario biografico dei protestanti in Italia – Società di studi valdesi]. È stato pastore come il fratello Gino, che gli era maggiore di due anni. Gli studi presso la Facoltà valdese di Teologia (1952-56) furono completati a Ginevra e Aberdeen, poi Giovanni Conte fu pastore in prova a Pomaretto e a Rorà; consacrato al Sinodo del 1959, ha svolto il proprio ministero per dodici anni a San Germano Chisone e successivamente alla chiesa valdese di Roma – via IV Novembre, fino all’emeritazione nel 1998.

Ma la parte del servizio pastorale che più ha contraddistinto la vocazione di Giovanni Conte è stata quella missionaria. Seguendo le orme di due prozii materni, Adolfo e Luigi Jalla, pastori e missionari in Africa nell’ambito della francese Societé des missions évangéliques, che poi nel 1971 diventerà la Comunità evangelica di azione apostolica (Cevaa), ora Comunità di Chiese protestanti in missione, a cui aderiscono le chiese valdesi e metodiste, si trovò a operare nella Rhodesia del Nord (oggi Zambia) (1962-64) e successivamente a Tahiti, in Polinesia, con residenza a Papeete: qui è nata la terzogenita Maeva, mentre in Italia, prima della partenza per altri continenti, erano nati Marina e Daniele.

Proprio per questa sua militanza missionaria, il pastore Conte ha avuto modo di rappresentare la Chiesa valdese in diverse assise e Comitati nell’ambito dell’internazionale protestante, fra cui il Servizio protestante delle missioni (Defap) in Francia.

Dall’anno dell’emeritazione abitava a Genzano, nell’area dei Colli Albani presso Roma.

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