I monumenti della vergogna
28 dicembre 2016
Da Affile a Predappio fino alla casa natale di Hitler: quanto è difficile fare i conti col passato
Affile, dove visse bambino e poi di nuovo al termine del suo percorso terreno quell’”idiota” del generale Rodolfo Graziani; e poi Predappio dove vide la luce il futuro duce Benito Mussolini; ma anche Branau am Inn, prima dimora di Adolf Hitler. Luoghi che loro malgrado sono divenuti fra i feticci di un’epoca nerissima e che ancora oggi, a distanza di 70 anni e più da quelle tragiche stagioni, sono meta di veri e propri pellegrinaggi di nostalgici di ogni età e latitudine.
Solo nei giorni scorsi raccontavamo da queste colonne i dibattiti attorno alla casa natale del führer in Austria, e ora tocca guardare in casa nostra con due vicende che sono esemplari di una certa indole
Partiamo da Affile, 80 km a est di Roma, fra Fiuggi e Subiaco, “regno” del governatore della Libia e vicerè d’Etiopia Graziani, inserito dalle Nazioni Unite nella lista dei criminali di guerra per l’uso di gas tossici e bombardamenti degli ospedali della Croce Rossa durante le varie campagne d’Africa che fecero per pochi anni dell’Italia un impero di sabbia e vanità.
E’ di questi giorni la richiesta di condanna a 2 anni formulata dal procuratore capo del tribunale di Tivoli Francesco Menditto nei confronti del sindaco Ercole Viri e a due assessori per apologia di fascismo. La sentenza sarà pronunciata il prossimo 21 marzo, giorno in cui verrà forse messo un punto alla vicenda. Gli amministratori sono accusati di aver eretto un vero e proprio sacrario in memoria e onore dell’illustre concittadino, attingendo fra l’altro a piene mani a finanziamenti regionali erogati negli anni scorsi da giunte convinte di sovvenzionare un generico momumento ai caduti. E’ stato l’attuale presidente Nicola Zingaretti a scoprire l’inganno su imbeccata dell’associazione partigiani locale e a bloccare i 180 mila euro di fondi pubblici previsti. Comuni come Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto, Carrara, si sono costituiti parte civile nel procedimento che è per l’appunto alle battute finali, proprio per rimarcare che la storia non si riscrive e che sul dolore di milioni di persone non si possono innalzare altari alla memoria. Inaugurato nel 2012, rischia seriamente di durare ancora meno della breve stagione imperiale italiana: il procuratore ne ha infatti chiesto il sequestro a fini di confisca, in maniera tale da poterlo abbattere in caso di sentenza favorevole alla Procura. Si bloccherebbe così sul nascere un turismo fatto di calendari e soprammobili, accendini e chincaglierie che rimandano tutte al ventennio e alle sue figure di spicco. La principale delle quali viveva circa 350 km più a nord, in quella che oggi è la provincia di Forlì-Cesena. Predappio è un paesone romagnolo dove in pratica, tranne brevi parentesi, visse i primi 30 anni della propria vita Benito Mussolini. La casa del fascio che qui sorge e il cimitero che accoglie le spoglie del duce sono meta ininterrotta di militanti, cultori del ventennio, nostalgici. E anche qui gadget evocativi in negozi a suggello di un turismo mordi e fuggi ma molto motivato. Ecco perché ha fatto scalpore la scelta del sindaco Giorgio Frassineti del partito democratico di trasformare la casa littoria in un museo del fascismo. Non certo evocativo, per carità, si è affrettato a comunicare alla stampa il primo cittadino, ma pensato perché questa cittadina non può divenire una vittima della damnatio memoriae. Verissimo, ma fanatici vestiti da gerarchi o da balilla che tre volte l’anno (negli anniversari di nascita e di morte di Mussolini e alla ricorrenza della marcia su Roma) invadono vie e piazze, mentre un flusso continuo è presente comunque tutto l’anno rendono l’idea che abbassare la guardia è sempre rischioso e che certe tentazioni sono sempre annidate come virus pronti a riattivarsi.
Due milioni i costi complessivi: uno lo metterà il comune e il secondo arriverà addirittura dalla giunta della “rossa” regione Emilia che ha attinto da fondi strutturali dell’Unione Europea.
All’estero ci studiano: la tv nazionale russa e uno dei più importanti quotidiani cinesi, con una tiratura di oltre 12 milioni di copie, sono stati qui nei mesi scorsi a raccontare il ritorno delle “operazioni nostalgia”, tentazione sempre presente anche a Mosca o a Pechino. Il culto del duce risolleva le asfittiche casse locali e in suo onore si attenuano e sfumano toni e posizioni.
Vicende analoghe vengono vissute anche oltre confine, in Austria, per la casa di Hitler che al termine di infinite polemiche e sinistri cortei dovrebbe finalmente venire totalmente ristrutturata in maniera tale da divenire irriconoscibile e adibita a struttura per disabili, categoria fra le più invise al führer. Anche in questo caso abbattere è parsa operazione di difficile attuazione, ma per lo meno il futuro uso (in realtà già in corso negli anni scorsi e poi dismesso) riscatteranno in parte i dolori e le vergogne legate al luogo.
Che la storia non sia maestra di vita pare oramai assioma banale. Ma leggerlo nero su bianco fa sempre una certa impressione.