Guai a quelli che assolvono il malvagio per un regalo, e privano il giusto del suo diritto!
Isaia 5, 22-23
Con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi
Matteo 7, 2
Parole chiare, e piene di conoscenza del mondo. Vorrei concentrare l’attenzione su una possibile attuazione pratica di queste parole. Quelli che assolvono il malvagio per un regalo: mi pare che parli di un gesto di corruzione. L’ho fatta grossa, ho commesso un reato, ma faccio un regalo al giudice, lo corrompo, e lui mi assolve. Nella stessa aula di tribunale, quello stesso giudice, distratto dai suoi progetti su come impiegare il regalo ricevuto dal corruttore precedente, condanna un poveruomo innocente, magari per pura superficialità. Verosimile nel nostro mondo, no? In questi casi, è tutto molto chiaro. Non dobbiamo fare tanta fatica per capire dove sta la colpa. E il giudice corrotto e distratto sicuramente si merita i nostri strali. E possibilmente una bella punizione. Con questa chiarezza potremmo muoverci nel mondo e nelle relazioni sociali, con questa chiarezza potremmo illuminare il nostro comportamento etico, e potremmo addirittura estendere l’applicazione di questa chiarezza al fare politica (sì, lo so che sto esagerando...).
Portiamo la cosa sul piano del giudizio di Dio su di noi: il protestantesimo ha insegnato di nuovo al cristiano che tentare di corrompere Dio con delle buone opere per ottenere il perdono dei peccati non è cosa buona, prima di tutto perché Dio non è come quel giudice corruttibile e anche distratto. Dobbiamo vedercela con Lui direttamente, con onestà, almeno davanti a Lui. E sperare che l’insegnamento evangelico dell’amore riguardi per primo proprio Dio, se di poveri peccatori non possiamo fidarci troppo. Si tratta di essere peccatori onesti, se mi lasciate passare l’apparente ossimoro, e di avere fede in Dio, perché, Lui, è buono.