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La mostra attualmente esposta presso le sale dei Musei Vaticani, Rembrandt in Vaticano – Immagini fra cielo e terra – ha da subito suscitato molto interesse. Un evento unico, da quanto si legge e da come se ne parla: la prima volta di un pittore protestante nel cuore del cattolicesimo. In effetti il contesto in cui la mostra è stata allestita è particolare ed importante perché segue alla visita del Papa a Lund, in Svezia; un incontro che, dopo secoli di rapporti difficili e di guerre, ha visto riunita la Chiesa cattolica romana e la Federazione luterana mondiale. Un percorso di dialogo e riavvicinamento che arriva a pochi mesi dall'anno delle celebrazioni per i cinquecento anni della Riforma.

Ce ne parla Arnold Nesselrath, delegato per i dipartimenti scientifici e i laboratori dei Musei Vaticani e curatore della mostra.

Rembrandt è chiamato il pittore della realtà, come mai questa definizione?

«Rembrandt non era alla ricerca del bello, ha realizzato sia ritratti che incisioni molto accattivanti in cui compaiono una vasta gamma di soggetti. Immagini attraverso le quali è diventato famoso in tutta Europa, anche prima che i suoi lavori fossero venduti e diventassero noti. I dipinti giravano più localmente mentre, grazie alle incisioni, che suscitavano molto interesse, fu noto anche in Italia.

Il '600 è il secolo durante il quale “il cielo non è più sopra di noi e l'inferno non è più sotto di noi”, la scienza cambia tutto; è il secolo delle grandi guerre, delle guerre lunghe. È un secolo che praticamente inventa la guerra mondiale. Rembrandt vive in un paese giovane nato nella diversità di confessioni, un paese ricco che possiede grandi navi che conducono anche guerre private; una paese dove però ci sono anche molti poveri che diventano un soggetto molto ricercato da Rembrandt che, specialmente nelle incisioni, mostra persone delle classi inferiori della società».

Che cosa è esposto in mostra?

«Abbiamo 53 incisioni e un dipinto che provengono dalla raccolta del grande pittore svedese Anders Zorn, poi un dipinto proveniente da una collezione privata dei Paesi Bassi. C'è una grande quantità di scene bibliche. La mostra è organizzata in modo iconografico per renderla più omogenea rispetto a una organizzazione cronologica e per far emergere un soggetto in particolare dell'opera di Rembrandt: la Bibbia. Andiamo dall'Antico Testamento fino agli Atti degli Apostoli e a una incisione con San Girolamo; abbiamo i lavori a tema orientale, una usanza nei Paesi Bassi per via degli interessi commerciali oltreoceano e in Asia; abbiamo un unico paesaggio e poi i ritratti, tra cui uno della madre. Anche i temi mitologici fanno parte dell'ambiente di Rembrandt che era un artista colto e un collezionista».

Sappiamo quanto nell'arte così come nel percorso del maestro e ovviamente nella teologia protestante, siano centrali le Sacre Scritture, ma come emerge in Rembrandt la dimensione della fede?

Alcune incisioni in particolare fanno emergere questo aspetto: ce ne sono due sulla risurrezione di Lazzaro, poi le famose Tre Croci, forse la stampa più elaborata di tutta la storia dell'arte, di un'intensità incredibile,e poi abbiamo la famosa Stampa da cento fiorini. Ce n'è un'altra della morte della Vergine dove si vede come uno degli apostoli le tenga il polso e come la testa della Madonna sia appena chinata sulla spalla e tutto sotto gli angeli che stanno arrivando dal cielo... Un'intensità presente in tutte le stampe, espressa spesso attraverso la luce. Questo grande maestro, sia quando lavorava coi colori che in bianco e nero, andava ala ricerca della piccola luce che illumina tutta la lastra e tutta la stampa.

In questa mostra Rembrandt dialoga con Michelangelo e Raffaello quindi in qualche modo, sempre parlando di fede, quella raccontata da questi artisti, compone e completa un quadro più grande?

«Rembrandt non è mai stato in Italia, anche se era stato sollecitato ad andarci, ma conosceva queste opere con le quali possiamo confrontarlo nei Musei Vaticani. Ora è qui, accanto ai grandi maestri che lui conosceva attraverso le riproduzioni delle stampe e che hanno influenzato la sua opera.

Il quadro si amplia anche perché abbiamo organizzato la mostra insieme al Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani; tutta la mostra è una collaborazione tra diverse confessioni»

Nel contesto delle celebrazioni dei 500 anni della Riforma e della vicinanza tra mondo cattolico e protestante, come si inserisce questa mostra?

«L'abbiamo proprio scelto per questo: il padre di Rembrandt era calvinista, la madre veniva dall'ambiente cattolico. Queste tradizioni sono presenti nelle opere di Rembrandt che dimostra grande interesse per i testi sacri. Ma volevamo attivare una riflessione anche su temi più attuali, per esempio come in un mondo tormentato dai conflitti, si parla di guerre di religione anche se ci sono altri interessi a promuoverle. Anche questo è nelle intenzioni della mostra».

Immagine: By Rembrandt - cQEMT9y2iQ_A7Q at Google Cultural Institute, zoom level maximum, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21897282

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