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Il padre farà conoscere ai suoi figli la tua fedeltà
Isaia 38, 19

Ogni scriba che diventa un discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa il quale tira fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie
Matteo 13, 52

Gli Scribi potrebbero essere definiti come i moderni biblisti, teologi che passavano la loro vita nella trascrizione delle Scritture e, gioco forza, le conoscevano quasi a memoria.

Questo detto di Gesù sta ad indicare appunto la possibilità di conoscere il pensiero di Dio nell’applicarsi allo studio delle Scritture.

E proprio le cose nuove e le cose vecchie spesso si rincorrono nelle Scritture.

Isaia che scriveva: «Poiché, ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra; non ci si ricorderà più delle cose di prima; esse non torneranno più in memoria» (Is 65, 17).

Anche l’Apocalisse, parlandoci di nuovi cieli e nuove terre ci apre ad un respiro di fiducioso ottimismo.

Quelle parole pronunciate anticamente, ma non comprese, prendono oggi senso e diventano chiare: Dio è fedele nel tempo ed è capace, in qualsiasi momento di cambiare le nostre sorti e lo scenario in cui ci muoviamo.

Il trionfo dell’Agnello, il trionfo del bene sul male rappresentato in Apocalisse ed annunciato dai profeti, è dunque il suggello della fedeltà di Dio e della veracità delle sue promesse.

Anche il dono di Gesù che ci apprestiamo a celebrare col Natale è il suggello dell’amore e della fedeltà di Dio, promesse raccolte e riproposteci nelle Scritture, quello scrigno, quel tesoro dal quale, novelli scribi, possiamo trarre le cose vecchie e le cose nuove… Le cose vecchie, ovvero il cosiddetto vecchio uomo, ciò che eravamo (cfr. Rm 2, 2 ; Ef 4, 22)], lasciamole perdere. Di contro, accogliamo quelle cose nuove che ci rinnovano nel segno di una salvezza inaspettata e immeritata. Allora rinasceremo, e sarà il nostro Natale. Amen

Immagine: Di Jastrow (2006), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1309842