Perché presentare ai lettori di Riforma un libro che parla di tempi passati, fra fine ’800 e Prima guerra mondiale, e di argomenti non particolarmente vicini alle nostre frequentazioni come cooperazione e urbanistica? Fondamentalmente perché il protagonista delle vicende di questo libro denso e documentato*, Luigi Buffoli, ha avuto parecchio a che fare con la comunità valdese allora in fase di consolidamento a Milano.
Luigi Buffoli (1850-1914), commesso per un decennio a Brescia e Milano, impiegato ferroviario per oltre un quarto di secolo, è stato soprattutto un organizzatore di cooperative ispirate al modello inglese, assai diverso da quello prevalente in Italia: quelle cooperative di cui fu ideatore G. J. Holyoake, che prevedevano di vendere le merci, anche ai non associati, al prezzo più basso della piazza, ridistribuendo gli utili fra i soci e che tenevano, per principio, politica e religione fuori dalla porta. Con questa visione Buffoli nel 1886 fondò la Unione Cooperativa che in pochi anni da emporio divenne grande polo di vendita di tessuti, abbigliamento, alimenti; i dipendenti, 700 a fine secolo, godevano di condizioni di lavoro e welfare inedite per l’epoca. Così i 134 soci del 1886 diventano 4000 (di cui 1500 donne) dieci anni dopo e il numero continuerà a crescere. Le sedi dei magazzini erano nel centro di Milano: l’ultima, acquistata e non più in affitto, fu Palazzo Turati in via Meravigli, il palazzo oggi sede della Camera di Commercio. Progressivamente l’attività si ampliò, a esempio con uno spaccio di vino non sofisticato per non avvelenare i clienti con vino alterato, una delle cause dei gravi livelli di dipendenza etilica. In piena crisi sociale del 1898, Buffoli apriva forni con pane di buona qualità e sottocosto. Intanto i cannoni di Bava Beccaris uccidevano.
Presto Buffoli si rese conto che problema insormontabile per i molti immigrati che dall’alta Lombardia impoverita si trasferivano nella città industriale era l’abitazione. Ancora una volta si ispirò all’esperienza inglese, quella di Lord Rowton, filantropo organizzatore degli alloggi che portano il suo nome. Ed ecco che il 18 giugno 1901 nasceva l’Albergo popolare, un edificio di rigorosa essenzialità vicino alla stazione di Porta Genova, in grado di ospitare a prezzi contenuti in stanze individuali 500 persone e attrezzato con servizi igienici, docce, lavanderie, ristoranti. Quattro anni dopo sorgeva il Dormitorio popolare in via Colletta, gratuito o a prezzi simbolici per chi non aveva fissa dimora. E poi l’operazione immobiliare per ceto medio-basso della città giardino di Cusano Milanino. Un’attività di cooperazione, dunque, durata una vita, economicamente fondata in modo da potere durare e attenta agli aspetti sociali e di inclusione.
Che cosa c’entra tutto ciò con le vicende della comunità valdese di Milano? C’entra. Infatti la sorella di Luigi Buffoli, Carolina, aveva sposato l’industriale Pietro Fontana Roux, membro influente di tale comunità, e Luigi dal 1878 fino alla morte abiterà insieme a questa famiglia in via San Celso. Sembra di sentire, in certe posizioni di Pietro nei verbali del consiglio di chiesa, l’eco di idee sulle questioni sociali care a Luigi. Le figlie di Pietro accompagnavano spesso lo zio in viaggi all’estero per incontri con il grande mondo internazionale della cooperazione in qualità di interpreti e i Fontana Roux parteciparono moralmente e finanziariamente alle attività del loro parente. I discendenti sono ancora in San Giovanni in Conca e altre comunità. Insomma, da questi legami emergono i molti collegamenti delle comunità valdesi e protestanti con l’insieme della società italiana, con reciproche e ampie influenze, che si allargano oltre al campo della religione e che vale la pena di individuare e coltivare.
* Le imprese di Luigi Buffoli. Dall’Unione Cooperativa alla città-giardino del Milanino, a cura di Pasquale Iovene e Paola Signorino. Milano, Società Umanitaria-Raccoltoedition, 2016, p. 237.