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Ospedale Valdese di Torino: vincono le donne

Diamanti: «A gennaio 2017 la prima riunione operativa per lo “Spazio Donna” dedicato alla senologia». La conferma del Direttore Generale della Asl 1

Nella nuova configurazione dell’Ospedale Valdese di Torino ci sarà uno «Spazio Donna» dice il movimento «Mettiamoci le Tette» – che sin dalle prime voci della chiusura, avvenute nel del 2012 – non si è mai rassegnato alla perdita del reparto di senologia e che, in questi giorni, festeggia una battaglia vinta. Le fatiche del Comitato sembrerebbe siano state ripagate, grazie al via libera del Direttore Generale dell’Asl unica di Torino, Valerio Alberti.

«Siamo state ricevute proprio ieri dal nuovo dirigente dalla Asl di Torino – ha detto a Riforma.it Carla Diamanti del Movimento “Mettiamoci le tette” –, un incontro fortemente voluto dalla collega Lucia Centillo. Nell’occasione abbiamo ripercorso tutta la storia dell’Ospedale valdese e delle battaglie portate avanti dal Movimento. Eravamo a conoscenza della prevista la riapertura dell’ospedale valdese, confermata anche dal dirigente, che nel 2017 diverrà una “Casa della salute”. Ovviamente abbiamo chiesto, sapendo che non sarà possibile poter ripristinare i servizi precedenti e le sale operatorie, che almeno ci fosse concessa all’interno della struttura una zona dedicata all’apertura di uno “spazio donna”; un gesto, significativo, nei confronti di una battaglia di civiltà e verso coloro che hanno saputo dare valore al percorso senologico del valdese. Dunque ieri è arrivata la conferma ufficiale da parte del direttore generale, il quale ha detto che nella Casa della salute sarà destinato uno spazio alla senologia, e che verrà allestito già nei primi mesi del 2017».

Dunque, questa volta giungono certezze. Quali attività proporrete?

«Uno spazio informativo, non di tipo medico, bensì divulgativo e di reciproco supporto realizzato su base volontaria. Questo è un servizio che riteniamo molto utile, io stessa, in passato e nel momento del bisogno, sentivo la necessità di capire qualcosa di più sulle terapie, ad esempio. Poi sono stata io a essere cercata da tante altre donne bisognose di informazioni pratiche: cosa succede quando si fa la chemioterapia? Come ci si deve preparare? Cosa si deve portare?... Insomma informazioni pratiche ma importanti e necessarie. Lo “Spazio donna” sarà gestito su base volontaria, siamo riuscite ad ottenere anche il supporto di medici psicologi che ci aiuteranno e soterranno. La nostra più grande ambizione è quella di poter ricostruire una sezione relativa alla diagnosi, la prevenzione e il follow-up. Per fare questo abbiamo ottenuto la disponibilità di medici e personale che già operava all’interno dell’ospedale».

Dunque, non più propositi, inizia la fase operativa?

«Con medici, operatori, volontari e le donne del nostro movimento ci troveremo seduti attorno a un tavolo già a gennaio 2017, sarà il primo incontro operativo».

Non siete riuscite a «vincere la guerra», ma tante battaglie. É così?

«Non si poteva chiedere di ripristinare all’interno dell’ex nosocomio anche le sale operatorie, ossia, far tornare tutto com’era prima. La chiusura funzionale della struttura ha compromesso tutta la macchina organizzativa precedente. Ormai non possiamo più parlare di Ospedale, ma di una futura Casa della salute. Crediamo tuttavia fortemente nella rete che sapremo e vogliamo costruire, con tanti medici, dove poter indirizzare le nostre “pazienti”. Noi abbiamo vinto in realtà una battaglia molto importante. Se in futuro vedremo che ci potranno essere premesse per azzardare nuove richieste o cercare di ripristinare il servizio medico d’eccellenza di senologia che “il valdese” offriva, certamente saremo pronte a far sentire, nuovamente, la nostra voce. Ora dobbiamo fare del nostro meglio per far tornare a essere un punto di riferimento il nostro “Spazio donna”, proprio com’era un punto di riferimento importante l’Ospedale valdese per le donne colpite dal tumore e che sapremo seguire e indirizzare verso strutture e medici, in questo difficile percorso. Lo faremo con ogni donna che busserà alla nostra porta».

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