Il mutato profilo religioso dell’Italia
30 novembre 2016
Rubrica «Essere chiesa insieme», a cura di Paolo Naso, andata in onda domenica 27 novembre durante il «Culto evangelico», la trasmissione di Radiouno a cura della Fcei
Gli evangelici in Italia sono in aumento. Un dato solo in parte determinato dai flussi migratori. Lo affermano due ricerche rese pubbliche nelle scorse settimane: la prima è il dossier statistico a cura di Idos e Confronti, rispettivamente un istituto e una rivista specializzata nel dialogo ecumenico e interreligioso; la seconda è invece a cura del Cesnur, un istituto di ricerca di rango internazionale, diretto da Massimo Introvigne. Partiamo dalla stima degli evangelici di fede evangelica. Sono 455mila, secondo il Cesnur, costituendo così, tra i nostri connazionali, la seconda comunità di fede per numero di aderenti, naturalmente dopo quella cattolica. Seguono i testimoni di Geova, i musulmani, gli ortodossi e, via via, molte altre aggregazioni religiose.
Il dato ovviamente cambia se consideriamo gli immigrati, poco più di 5 milioni di persone che vivono regolarmente in Italia senza però avere la cittadinanza. Diversamente dall’opinione comune, la maggioranza sono cristiani, soprattutto di fede ortodossa, oltre 1 milione mezzo. Considerando anche i cattolici e gli evangelici, gli immigrati cristiani sono più di 2 milioni e mezzo, a fronte di 1 milione e 600mila musulmani.
Ma torniamo alla presenza evangelica che, tra italiani e immigrati, supera di poco le 700mila unità, quasi dieci volte il numero degli evangelici soltanto settant'anni fa. L’immigrazione sta certamente cambiano il profilo religioso dell’Italia, ma non nella direzione che viene spesso indicata, magari per lanciare grida allarmate contro la decristianizzazione del Paese e dell’Europa. La novità vera è che, un tempo naturalmente e massicciamente cattolici, oggi gli italiani scoprono una realtà più complessa: oltre agli effetti della secolarizzazione che ha allontanato dalle chiese molte persone, oggi iniziano a fare i conti con un nuovo pluralismo religioso che i loro padri non avevano neanche immaginato e che i loro nonni non potevano neanche concepire. Insomma, in questi anni è cambiato radicalmente il contesto nel quale i cristiani in Italia – ortodossi, protestanti, ma anche cattolici – sono chiamati ad esprimere la loro fede.
Se n’è parlato nei giorni scorsi a Trento, in un convegno ecumenico promosso dalla Conferenza episcopale italiana e dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Essere insieme chiesa di Cristo – cattolici, protestanti, ortodossi – in un paese che, da una parte, sa sempre meno della sua tradizione religiosa; dall’altra si arricchisce di nuove presenze confessionali. È una grande sfida per l’ecumenismo del XXI secolo.