Inchieste «temerarie» e querele «sotto inchiesta»
25 novembre 2016
Per la libertà di stampa a Roma. Paravati: «Servono le necessarie tutele per chi è sentinella di democrazia, di libertà e diritti»
Ieri mattina la Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) ha promosso in piazza delle Cinque Lune a Roma una manifestazione per chiedere alle Istituzioni che siano finalmente approvati i provvedimenti per abrogare il carcere ai cronisti e una norma che ponga degli argini alle cosiddette «querele temerarie», un vero e proprio strumento di minaccia contro i giornalisti e il diritto di cronaca; in particolare per quei cronisti che con il loro lavoro quotidiano contribuiscono a contrastare mafie, malaffare e corruzione.
Tra i promotori dell’iniziativa, anche Confronti, il mensile di dialogo interreligioso diretto da Claudio Paravati: «Abbiamo bisogno di un giornalismo che ritrovi la forza di raccontare, mostrare e denunciare – ha dichiarato a Riforma.it, Paravati –. Per fare ciò sono necessarie regole chiare e correttezza deontologica, ma servono anche le necessarie tutele per chi è sentinella di democrazia, di libertà e diritti».
Il numero dei giornalisti intimiditi attraverso le richieste di risarcimento, attraverso le querele temerarie, ricorda una recente relazione della Commissione Antimafia, è in costante aumento.
Molte persone economicamente influenti, infatti, se messe sotto inchiesta giornalistica, utilizzano per «tutelarsi» lo strumento giuridico della «querela» in questo caso definita «temeraria», proprio perché in grado di esercitare una pressione preventiva grazie a una sproporzionata minaccia economica a danno del giornalista: professionisti che solitamente non hanno «le spalle coperte» (definiti free lance, lavoratori autonomi o liberi professionisti), da Gruppi editoriali forti e in grado di tutelarli legalmente.
«Siamo scesi in piazza per chiedere di “tirare fuori dai cassetti” la Legge sulla diffamazione; l’approvazione dell’abrogazione del carcere per i cronisti e misure di contenimento per le “querele temerarie”, un’arma utilizzata ogni giorno contro centinaia di cronisti per impedirne le inchieste – ha rilevato il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Giuseppe Giulietti –. Oggi sono troppi i cronisti a rischio, così com’è in pericolo l’Articlo 21 della nostra Costituzione in molte zone del nostro Paese».
Insieme al segretario generale Raffaele Lo Russo e al presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti, sono intervenuti il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico; la presidente e il vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi e Claudio Fava, i rappresentanti di numerose Associazioni regionali di stampa, l’Ordine dei giornalisti del Lazio, Articolo21, Pressing NoBavaglio, Usigrai, Associazione Amici di Roberto Morrione, Italians for Darfur, Associazione Carta di Roma, Ossigeno per l’Informazione, Libera Informazione, Fondazione Vassallo e la già citata rivista Confronti.
Con loro anche i giornalisti e giornaliste, sotto scorta per il loro lavoro e premiati dal presidente della Repubblica con l’onorificenza al Merito per l’impegno in favore di un’informazione libera: Michele Albanese, responsabile per i progetti di educazione alla legalità del sindacato dei giornalisti, Federica Angeli, Paolo Borrometi e Amalia De Simone. E altri che hanno dovuto confrontarsi con il fenomeno delle «querele temerarie».