Non dovrò vergognarmi quando considererò tutti i tuoi comandamenti
Salmo 119, 6
Intanto i discepoli lo pregavano, dicendo: «Maestro mangia». Ma egli disse loro: «Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete». Perciò i discepoli si dicevano gli uni gli altri: «Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l’opera sua»
Giovanni 4, 31-34
Essere costretti a vergognarsi è una cosa da evitare. A nessuno piace ritrovarsi in situazioni incresciose nelle quali tutto ciò su cui si era contato viene giù lasciandoci nel rammarico e nella confusione. Per questo lavoriamo tutti sodo nel rendere stabili le basi sulle quali poggiano i nostri piedi, non vogliamo essere ridicolizzati, non vogliamo diventare esempi di inettitudine, non vogliamo che ci puntino il dito contro o che ci rivolgano occhiate imbarazzate.
Noi lo sappiamo, la vita è ingiusta. Abbiamo vissuto una crisi economica che ha portato al suicidio imprenditori e risparmiatori, abbiamo sentito il clamore di star distrutte dal loro stesso successo, sappiamo di prestigiosi politici rovesciati dalla corruzione, di uomini comuni che tolgono la vita alle mogli che non hanno mai saputo amare, di cataclismi che in pochi minuti distruggono quanto costruito con anni di lavoro e sacrifici, persino di rispettabili religiosi coinvolti in scandali immorali.
Il salmista ha una fiducia, direi una certezza, che non dovrai mai vergognarti per aver osservato i comandamenti del Signore.
La legge del Signore non può venire meno, non crolla, non passa, è Dio stesso che la sostiene. E se pure il mondo dovesse rivoltarsi contro di me, Dio parlerà per me, e lui sarà il mio difensore e il mio consolatore nella distretta.
Non c’è ricchezza, potere, successo, rispettabilità e non c’è neppure pietà religiosa che potranno salvarmi quando tutto crolla; ma anche mettere i piedi sul terreno stabile dei comandamenti richiede lavoro, applicazione, attenzione per saper mettere i comandamenti al centro della nostra vita senza scoraggiarci e poter affermare: «la tua legge è la mia gioia» (v. 174).