Il progetto Irfan edizioni è nato nel 2007 per diffondere e far conoscere meglio la tradizione islamica in tutti i suoi aspetti in particolare la storia, le scienze e la filosofia. È infatti evidente quanto poco sappiamo di questa cultura che la maggior parte di noi conosce solo attraverso la cronaca e la propaganda politica.
Per la collana Il Minareto è pubblicato Storia ed estetica nell'Islam un volume che raccoglie le lezioni che Jafari Allamah Muhammad Taqi, insegnante, filosofo e intellettuale iraniano, ha tenuto negli anni '70 e che i suoi studenti hanno raccolto.
Giuseppe Aiello, studioso di cultura e filosofia islamica, è il proprietario e ideatore della casa editrice.
Cos'è il bello per l'islam?
«Possiamo partire dal fatto che in generale le forme della vita e dell'arte negli ultimi secoli sono state segnate da una progressiva perdita del senso del sacro, che ha caratterizzato, se pur in forme e intensità diverse, tutte le civiltà e le culture del mondo. Questa decadenza del senso del sacro appare magari meno evidente nel mondo islamico perché la religione sembra pervadere tutte le arti e tutte le scienze, ma anche nell'Islam è presente uno studio teorico sull'arte, su cos'è l'arte, cos'è la bellezza, perché una cosa è bella, come ciò può essere un motivo di elevazione».
Quali principi sono contenuti nel libro?
«L'autore non analizza le solite opere architettoniche, le moschee o la calligrafia ma indaga l'aspetto teorico dell'arte quindi cerca di analizzare, dal punto di vista della filosofia islamica, che cos'è l'arte, che cos'è la bellezza e se ci sono diversi tipi di bellezza, la differenza tra arte conformista e arte di avanguardia, il ruolo dell'artista nella società, che cos'è il talento artistico, perché alcuni individui sembrano manifestare particolare predisposizione per le attività artistiche e altri no. Facendo anche excursus nella filosofia occidentale, l'autore cerca di delineare una sorta di filosofia teorica dell'arte».
Quali sono le caratteristiche principali della rappresentazione artistica islamica?
«Il principio che sta alla base di tutte le espressioni artistiche islamiche è il concetto di Tawḥīd che viene generalmente tradotto come monoteismo ma in realtà il significato è un po' più vasto e rimanda all'idea di unità. Unità non solo in relazione al Dio unico, ma nel senso che la totalità dell'esistenza della vita e dell'universo risale a un unico principio. Attraverso l'astrazione il concetto di unità viene espresso anche nell'arte. Esteriormente si dice che la figura umana non viene rappresentata perché previene l'adorazione delle immagini delle statue ma alla base di tutto sta il fatto che all'unità si contrappone la molteplicità, esperienza della nostra vita quotidiana; le rappresentazioni individuali delle cose fanno decadere l'unicità, mentre si vuole mantenere ed esprimere l'unità di fondo della creazione».
Quali sono le figure e i temi che delineano l'estetica dell'islam?
«La geometria, essendo una scienza astratta, è usata per sottolineare ed esprimere i concetti fondanti dell'Islam. Poi c'è la scrittura, l'arabo, che in tutto il mondo islamico viene usato come lingua della religione e, a differenza dei caratteri latini, è una sorta di espressione artistica, quindi decorando i luoghi si esprimono anche dei concetti: per esempio nelle moschee vengono scritti interi versetti del Corano, però a un occhio profano non sembra neanche scrittura per via delle tecniche calligrafiche particolari.
Nel libro l'autore spiega come anche l'arte individualista è poco conciliabile con l'Islam, dove il vero artista neanche firma le proprie opere perché non esprime un'opinione personale, un'ipotesi o una fantasia, ma esprime delle verità considerate oggettive, dei principi universali; ciò che cambia è lo stile ma non i principi di fondo che si vogliono trasmettere. L'autore si rivolge alle nuove generazioni di musulmani, che magari crescono a contatto col mondo occidentale e con vari tipi di arte moderna e contemporanea, indicandogli come mantenere la propria identità e come cercare di esprimere la propria originalità in maniera impersonale. Di molte opere architettoniche non si sa chi è l'architetto, se era uno o un gruppo di persone. Anche in occidente si è assistito a questo fenomeno, molte opere medievali evitavano il culto dell'artista, mentre l'arte moderna si caratterizza per l'esaltazione della fantasia personale che però, anche dal punto di vista dell'autore, viene vista come una cosa fine a se stessa, non riesce ad esprimere un'oggettività universale ma inizia e finisce con l'opera».
Qual è l'importanza del testo?
«Il testo è importante perché non c'erano molti studi teorici sulla filosofia dell'arte, soprattutto rivolti ai giovani. Si parla del significato di arte conformista e arte d'avanguardia nel mondo islamico: l'autore supportava l'arte d'avanguardia, il che può sembrare un controsenso, invece l'originalità dell'artista, la tendenza naturale dell'essere umano di proporre qualcosa di nuovo e di personale, deve riflettersi nello stile e non nel contenuto. L'autore vuole dire che, come mussulmani, si possono trasmettere i principi che animano la religione e farlo in forme diverse; proprio nella forma si attua e si esprime l'originalità dell'individuo, il proprio talento artistico, la capacità di esplorare nuove tecniche in ogni ambito. Però quello che è importante è il contenuto, cosa vuoi trasmettere a chi fruisce della tua opera. Il messaggio, se l'artista vuole presentarsi come islamico, è quello dell'unità, di tutta la creazione, l'universo, gli oggetti, le piante, gli individui che partecipano di un'unità di fondo che può essere fatta risalire a un unico principio. Solo questo sarebbe aver raggiunto un ottimo risultato.
Ma un'altra cosa importante che si vuole sottolineare sono i vari tipi di bellezza. Nel mondo occidentale si dà risalto soprattutto alla bellezza esteriore, non solo delle persone ma anche degli oggetti. L'autore propone una classificazione secondo tre tipi di bellezza. C'è ovviamente una bellezza esteriore, poi la bellezza interiore che passa attraverso le virtù: atti di coraggio, il senso di giustizia o la generosità. E poi ci sono le bellezze intelleggibili come alcune forme di spiritualità e di relazione col divino, anch'esse espressioni di bellezza».