Lo scorso 26 luglio molti giornali avevano parlato di “giornata storica” per quanto riguarda la legalizzazione della cannabis. Il giorno prima, infatti, per la prima volta nella storia l’aula della Camera dei deputati aveva discusso una proposta di legge su questo tema. Tuttavia, a oltre un mese dalla ripresa dopo la pausa estiva, i deputati hanno deciso di rinviare la legge in commissione in cerca di una nuova forma e di un relatore, ancora mancante a causa dell’assenza di un accordo tra i gruppi parlamentari.
Il disegno di legge rispedito al mittente è quello proposto dall’intergruppo guidato dal sottosegretario Benedetto Della Vedova e da altri 200 deputati, provenienti dal Pd, da Sinistra italiana, dal Movimento 5 stelle e con una piccola rappresentanza anche da parte di Forza Italia, che conta due firmatari. Sulla legge però pesa una tattica ostruzionista dei centristi, che hanno opposto circa 1.300 emendamenti che, comma per comma, cercano di rendere nulla la riforma.
«Si deve registrare il totale fallimento dell’azione repressiva», scriveva nel febbraio del 2015 la Direzione nazionale antimafia, supportata anche dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone. Eppure, non ci sono certezze sul futuro della legge. «Quando ho letto che mancava poco all’approvazione – commenta Daniele Farina, deputato di Sinistra Italiana, che della legge era il relatore in commissione Giustizia – ho pensato a quanto in realtà siamo sempre stati distanti, nel senso che 220 firmatari non sono 316, cioè la maggioranza necessaria all’approvazione. Il testo attuale non ha i numeri».
Facciamo un piccolo riassunto delle puntate precedenti: la legge sulla legalizzazione della cannabis sembrava vicina all’approvazione. Che cos’è successo?
«A luglio il provvedimento aveva svolto la discussione generale in aula alla Camera, e questo non era mai successo; penso che questo sia un dato significativo, perché ha tracciato una strada. Questo testo però non ha i numeri, perché la discussione generale è stata svolta a fronte del tentativo ostruzionistico di alcune forze politiche, in particolare di alcune forze che compongono la maggioranza di governo, come Area Popolare, e quindi l’aula ha votato successivamente il rinvio alle Commissioni referenti.
Quello che succederà lì è tutto da determinare, ma la certezza è che c’è un’indecisione di fondo nel Partito Democratico, che impedisce a questo testo di vedere la luce in forma positiva. Se non dovessero esserci passi avanti potremmo valutare se ci sono i numeri per l’approvazione di un testo diverso, cioè di un accordo politico».
Quella per la legalizzazione delle droghe leggere viene spesso considerata anche una battaglia per la legalità. Perché?
«Perché siamo di fronte a una delle più importanti e significative manovre antimafia che si possano varare in questo momento. È una norma che per la prima volta inciderebbe a monte sul potere e le risorse delle organizzazioni criminali, e non a valle come accade oggi.
Noi abbiamo una legislazione importante ed efficace, anche se non priva di difetti, per la confisca dei beni dei mafiosi e il loro riutilizzo per finalità sociali e collettive, però questa norma incide a valle, nel momento in cui le risorse si sono già formate e le organizzazioni criminali hanno permeato l’economia.
Con la legalizzazione si riuscirebbe a spostare un’importante massa di risorse, togliendola dalla possibilità delle organizzazioni criminali e traghettandola verso un regime diverso, che nel caso di questa proposta di legge è la fiscalità generale. Questo è un percorso importante per mettere fine a una situazione nota ma scandalosa per cui esiste una specie di appalto implicito che da decenni lo Stato ha dato alla criminalità organizzata per il mercato delle sostanze in generale e di questa sostanza in particolare».
Per le mafie è una specie di bancomat. Di che cifre parliamo?
«Naturalmente si tratta di stime, come sempre quando si parla di economia sommersa, ma comunque si ritiene che la ricaduta positiva sulla fiscalità generale, che non rappresenta nemmeno la quota principale per questa riforma, sia tra i 6 e gli 8 miliardi di euro all’anno, che oggi vanno interamente alle organizzazioni criminali».
Quali sono le principali obiezioni mosse da chi è contrario alla legalizzazione?
Qui serve una premessa: per la prima volta da quando si propongono riforme espansive nel confronto delle droghe leggere esponenti dell’alta magistratura e del mondo intellettuale hanno sostenuto le ragioni della proposta. Per contro, chi si oppone usa argomentazioni che sembrano un po’ datate, che appartengono a un mondo che non c’è più e che ogni giorno si muove in direzione contraria al proibizionismo.
Nicola Gratteri, Procuratore di Catanzaro, ha affermato che il guadagno che si sottrarrebbe alle mafie è quasi ridicolo rispetto a quanto la criminalità trae dal traffico di cocaina e eroina. È vero?
«Il suo ragionamento parte dal ritenere che l’incidenza della cannabis per le organizzazioni criminali sia non rilevante in quanto parte di un più ampio mondo di sostanze, e questo è vero, però le cifre sono comunque alte, ed è falso che possa essere preso, com’è stato fatto, il numero di coloro che sono in cura presso gli ex Sert come indice della parzialità del problema. Anzi, credo che i motivi per cui una percentuale molto piccola di cittadini in cura o in carico presso i Sert sono consumatori di cannabis rispetto al complesso delle sostanze siano in realtà argomentazioni a favore della legalizzazione della cannabis, e non contro».
Nel 2017 la legge sulla legalizzazione della cannabis potrà diventare realtà?
«Io ci conto e continuiamo a lavorare in quella direzione, anche con i piedi sempre per terra. Pensiamo agli anni che ci sono voluti per approvare la norma sulle unioni civili nonostante il Paese esistesse da decenni una maggioranza bulgara in favore della legge. Ecco, qui abbiamo un provvedimento ugualmente controverso che sconta alcune delle stesse difficoltà e soprattutto ha gli stessi protagonisti, perché potremmo sovrapporre coloro che erano contrari alle unioni civili e quelli che oggi sono contro la legalizzazione della cannabis. Questo provvedimento forse ha i numeri alla camera dei deputati, ma al Senato sarà tutto da vedere».