Non correggermi nella tua ira, non castigarmi nel tuo sdegno
Salmo 6, 1
Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi
Romani 8, 34
Il rapporto infinitamente scompensato dell’uomo con Dio provoca la preghiera profonda del Salmo 6. Essa emerge dalla profondità umana radicata nell’essere creatura debole: «non correggermi nella tua ira». L’adoratore sa di essere una parte del mondo voluto e creato da Dio. L’adoratore è colui che «chiede pietà», che «è assetato di misericordia», la cui anima «è tutta tremante dinanzi al Signore» che «riempie di lacrime il suo giaciglio». La necessità della comunione spirituale con Dio prende questa forma «fisica» nei salmi di adorazione: «non castigarmi nel tuo sdegno». L’adoratore cerca Dio nel «santuario» nei giorni speciali dedicati alla liturgia, quando si celebrano le gesta del Signore per chiedere la misericordia, il perdono. Adorazione è dunque in primo luogo sentimento di stupore e dipendenza della creatura che si sa ad una distanza irraggiungibile, che Dio stesso ha cancellato avvicinandola. La creatura geme perché vuole essere oggetto di misericordia e non di ira punitiva né di sdegno. Allo stesso tempo la creatura riconosce che Dio avrebbe ragione a giudicare con ira e sdegno, e il fatto che perdoni ed usi misericordia produce stupore e meraviglia, lode e ringraziamento: «Dio ha accolto la mia preghiera».
Questa è la cornice significante che dà valore religioso ai Salmi; è sempre presente questa coscienza della distanza immensa che separa l’uomo da Dio, dell’impossibilità umana di superare questa distanza, c’è un abisso insuperabile, l’uomo ottiene misericordia e non giudizio irato e sdegno perché Dio è buono e perdona, ascolta la preghiera e si rende conto della nostra debolezza. La cornice spazio-temporale del Salmo è la celebrazione nel santuario per adorare Iddio, dove il popolo e il singolo, guidati dai sacerdoti, leviti, cantori, musicisti vivono, soffrono, lodano, adorano il Signore, il Creatore dell’universo. I Salmi sono condensati, filtrati, distillati di fede e riflessione teologica cristallizzata in poesie liturgiche, inni di lode, preghiere di vari tipi, espressioni collettive o individuali dello stato d’animo di fronte a Dio. Il salmista è in questo secondo momento in silenzio, percepisce la presenza di Dio, si raccoglie, tace, è in attesa «che Dio userà misericordia». La presenza divina nutre il desiderio e la nostalgia di Dio, e allo stesso tempo acuisce questa profonda necessità che sentiamo della vicinanza di Colui che è lontano e altro, al quale si lega la nostra anima per seguirlo, poiché la sua destra ci sostiene e il suo perdono ci risparmia l’ira e lo sdegno del giudizio.