Ognuno di noi ricorda dove si trovava e cosa stava facendo l’11 settembre del 2001, il giorno in cui vennero abbattute non solo le Torri Gemelle a New York, ma anche le certezze su un futuro privo di scontri e lentamente avviato verso quella “fine della Storia” teorizzata nel 1992 dall’economista Francis Fukuyama.
Quella data, che rappresenta una specie di “punto di non ritorno” nelle relazioni internazionali, ricorrerà domenica per la quindicesima volta, e in Italia avrà un significato particolare: la Co-mai, la Comunità del Mondo arabo in Italia, insieme al movimento internazionale “Uniti per Unire”, hanno lanciato un’iniziativa per dire “no” a ogni forma di terrorismo e a ogni forma di separazione, invitando tutti i cittadini nelle moschee per riprendere quel percorso di unità e dialogo iniziato a fine luglio, quando 23.000 fedeli musulmani si erano recati nelle chiese cattoliche in Italia per testimoniare il proprio orrore nei confronti dell’assassinio del sacerdote Jacques Hamel, morto in Francia per mano del Daesh.
L’iniziativa, che riguarda tutto il territorio nazionale, è stata accolta immediatamente da gran parte delle comunità musulmane italiane, che secondo Foad Aodi, Presidente di Co-mai e del movimento internazionale "Uniti per Unire", «possono fare la storia insieme a cristiani e laici».
La data scelta, l’11 settembre, segna una spaccatura nei rapporti mondiali. È stata scelta come simbolo?
«Esatto. È una data molto importante per tutti, perché tutti noi siamo vittime del terrorismo, e per questo lo dobbiamo condannare e non ci dobbiamo mai scordare di quello che è successo l’11 settembre di 15 anni fa. Oltretutto, quest’anno l’undici settembre è il giorno prima della festa dell’Eid al-Adha, la festa più grande per i musulmani, che unisce tutti i fedeli nell’Hajj, il pellegrinaggio verso la Mecca di tutti coloro che ne hanno la possibilità. In realtà pensavamo che la festa dell’Eid cadesse proprio l’11 settembre, e anche per questo avevamo organizzato l’iniziativa solo per questa data, ma la data precisa si conosce solo pochi giorni prima e recentemente l’Arabia Saudita ha stabilito che sarà il 12 settembre. A quel punto il nostro programma è diventato doppio, ma così ha acquisito anche un doppio significato: l’11 settembre dalle 17 alle 20 ci sarà un momento di incontro, di scambio di messaggi di pace, di dialogo, condannando tutti quanti insieme le azioni terroristiche. Tutti insieme significa musulmani, cristiani e laici, e qui sottolineo la parola “laici” perché il successo dell’adesione è anche una vittoria della laicità, del diritto di ognuno di avere una propria dimensione di fede e che su questo diritto individuale ci si possa unire e non dividere. Il 12, poi, dalle 9 in avanti qualsiasi persona di qualsiasi origine potrà venirci a trovare per scambiare gli auguri con i musulmani: dopo la preghiera dell’alba della giornata dell’Eid, infatti, potrà recarsi alla moschea più vicina o al luogo di preghiera più vicino, visto che non tutte le città e non tutte le regioni hanno moschee organizzate».
È già possibile tracciare un bilancio delle adesioni?
«Sì, ed è molto positivo: sono migliaia i cittadini che hanno dato la loro adesione e più di mille le associazioni e comunità che hanno detto “sì” al dialogo. È importante che l’adesione sia arrivata anche dalle chiese di ogni parte d’Italia, perché questo è un momento molto importante per noi, ma anche di rilevanza storica. L’unità deve creare un muro contro qualsiasi tentativo di guerra alle religioni e la guerra alle liberà religiose e personali, perché troppo spesso vengono messe in pericolo: molte persone hanno paura di andare in vacanza, di andare in giro, di prendere il treno».
Questa iniziativa potrebbe diventare l’anticamera di un dialogo permanente tra le varie identità in nome del pluralismo?
«Deve esserlo, perché vogliamo scrivere una pagina nuova, una pagina di rinascimento senza pregiudizi e senza paura. Il grande successo dell’iniziativa del 31 luglio, dopo l’uccisione di padre Jacques Hamel in Francia, quando con soli tre giorni di tempo per organizzarci siamo riusciti a portare 23.000 musulmani nelle varie chiese, è un segno che ci dà speranza. Quando allora avevo fornito il bilancio dell’iniziativa abbiamo ricevuto i complimenti del presidente della Repubblica Mattarella, del ministro degli Esteri Gentiloni, ma anche di Papa Francesco.
Per l’11 settembre ho parlato con il portavoce del Papa sperando che ci sostenga, perché questa iniziativa rappresenta una risposta proprio a quello che ci aveva chiesto lui, infatti nella lettera che gli ho inviato ho scritto che dobbiamo continuare, perché il 31 luglio è stato un successo, e speriamo lo siano anche anche l’11 e il 12 settembre, ma questo dev’essere solo l’inizio di una nuova storia, senza paura, senza pregiudizi e a favore di tutti».