Vivere per grazia
06 settembre 2016
Un giorno una parola – commento a Efesini 2, 4-5
Per un breve istante io ti ho abbandonata, ma con immensa compassione io ti raccoglierò
Isaia 54, 7
Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo
Efesini 2, 4-5
Si suole parlare, nel descrivere lo stato delle cose precedente alla conversione, di una vita peccaminosa, rivestita di dissolutezze, di una vita sconsiderata, disordinata, piena di vizi. L’apostolo Paolo è imbattibile nell’elencare, nei suoi scritti, le tante peculiarità che caratterizzano la vita del non credente. Eppure, nonostante l’evidente frenesia di una vita vissuta «secondo i desideri della carne» (v. 3), lo stesso Paolo definisce queste esistenze «morte», senza vita, senza movimento, senza anima, immerse in un sonno eterno, senza speranza di risveglio. Il vivere secondo la carne, perciò, non viene tanto inteso quale un continuo susseguirsi di emozioni dissolute, e nemmeno un concentrato di esperienze adrenaliniche, quanto, piuttosto, un aspetto proprio della morte, dell’intorpidimento, dell’immobilismo, del nulla. E se la morte arriva quale diretta conseguenza di una vita vissuta senza Dio, e non quale sadica ricompensa di un Dio collerico, la vita rinasce per mano di quel Dio d’amore, «ricco in misericordia», che si preoccupa di non lasciare morire l’umanità peccatrice. Dio ci ha amati anche quando eravamo immersi nel buio della morte, tanto da provvederci un appiglio, una soluzione a quella morte contro la quale, comunemente, si pensa non esista alcun rimedio. Così, come Dio ha potentemente risuscitato suo Figlio dalla morte, Egli risuscita chi è morto nelle opere della carne, chi ha assunto una posizione di sudditanza nei confronti del peccato. È per grazia che siamo stati salvati, ci ricorda Paolo subito dopo, per quella grazia immotivata e, appunto, gratuita di un Dio tanto interessato all’umanità da spendere tutto sé stesso, il suo Figlio, per essa. È per grazia, dunque, che possiamo sostenere di vivere, e di vivere l’eternità già da adesso, gustando le meraviglie del suo amore ancor prima di averlo visto «così come Egli è».