«I volontari di “Amici di Paideia” – dice Andrea Tron – entrano nelle nostre case, nelle nostre vite in punta di piedi. Ci sono con il loro sorriso, con le loro attenzioni per te, i tuoi figli, per la tua famiglia! Arrivano al mattino; con il loro saluto, attenti e scrupolosi ti riempiono di attenzioni e ti fanno sentire speciale. Ti ritrovi in spiaggia a scherzare, nuotare, prendere l'aperitivo, passeggiare tranquillo e spensierato, tanto sai che ci sono loro. Li vedi abbracciati ai tuoi figli e vedi che imparano in pochissimo tempo a stare con loro a conoscerli e a sorridere insieme. Ti ritrovi a correre come un ragazzino su e giù per il campeggio, con il sorriso stampato in faccia, con in mente solo la prossima prova da superare e tutta la tua energia concentrata nella caccia al tesoro; tanto loro ci sono, ti hanno preparato tutto nei dettagli e sono con i tuoi figli. Sono attenti, scrupolosi. Ti chiedi come hai fatto a vivere senza. In famiglia se ne parla tutto l'anno».
Il progetto «Una famiglia “Disabile” in vacanza? Si può fare!» realizzato dall'associazione Amici di Paideia nell'estate 2016 e finanziato con fondi Otto per mille della Chiesa valdese, è un'iniziativa importante anche numericamente: 3 settimane di vacanze organizzate; 21 famiglie coinvolte; 40 volontari attivi; 4 eventi organizzati prima delle vacanze (con visite durante l'anno al museo dell'auto di Torino, alla fondazione Sandretto, la Pet Terapia con La luna di Elsa, la Festa per i Volontari, il cuore dell'Associazione).
«Il progetto – spiegano all'Associazione Amici di Paideia – prende il via da una constatazione: la nascita di un figlio con disabilità comporta notevoli cambiamenti nel nucleo familiare, che spesso si concentra sulla cura del bambino e si ritrova isolato, con legami sociali sempre più deboli. Il progetto ha la finalità di favorire una migliore percezione della qualità della vita familiare, valorizzando la partecipazione sociale, la collaborazione tra famiglie con figli disabili e il supporto informale fornito da volontari. Si è partiti dall'idea di individuare le famiglie come risorsa per il progetto al quale tutte hanno contribuito attivamente. Lo scopo è stato anche quello di riscoprire il valore della rete di relazioni rafforzando la partecipazione sociale. Si è lavorato poi sulla dimensione dell’aiuto dei volontari che hanno affiancato i bambini e hanno offerto ai genitori l’opportunità di ritornare a pensare di poter essere in vacanza. Infine, attraverso il progetto, si è provato ad agire sull'aspetto più propriamente culturale di “elaborazione della disabilità” legato al favorire lo sviluppo di più efficaci “risposte di famiglia” alle situazioni di stress indotte dalla presenza di un familiare con disabilità».
In breve quindi il progetto si basa sul riconoscimento dell’importanza delle relazioni familiari, del supporto informale e dello svago nel tempo libero ai fini della percezione della qualità della vita...
«Sì, è così – dicono ancora all'Associazione Paideia –. L’iniziativa nasce dall’esigenza di alcune famiglie di continuare l'esperienza positiva rappresenta dal progetto “Estate Paideia” della Fondazione Paideia, ma farlo in modo più autonomo, dandosi come elemento differenziante proprio il coinvolgimento attivo delle famiglie nell’organizzazione».
Dal punto di vista pratico come si è svolto il progetto?
«Le famiglie e i volontari sono stati sensibilizzati allo spirito dell’iniziativa attraverso la partecipazione a quattro incontri che si sono svolti nel corso dell’anno. La progettazione della vacanza ha poi rappresentato l’occasione per stimolare la fiducia di poter tornare a pensare al benessere della famiglia, all’interno di un contesto più tutelato grazie alla presenza di altre famiglie e al supporto dei volontari. L’associazione ha quindi supportato il gruppo affiancandone l’attività».
Insomma un progetto, quello degli Amici di Paideia, che in qualche modo è anche una risposta indiretta all'ormai famoso commento apparso su TripAdvisor qualche mese fa in cui un papà esprimeva l'intenzione di denunciare un villaggio vacanze perché non l'avevano avvertito della presenza di troppi disabili. La cultura sociale passa anche attraverso progetti come quelli di Amici di Paideia ed è bello sapere che «Una famiglia “disabile” in vacanza? Non solo «si può fare!» ma anche «non è sola o considerata di troppo».