Hiv: «Stiamo fallendo, la cura per i nostri figli non è adatta»
Una sessione del Consiglio ecumenico delle chiese dedicato al pericoloso ritorno del virus dell'Aids
Fonte: Cec
«Stiamo fallendo, la cura per i nostri figli non è adatta», questo è l’allarmante messaggio scaturito da una sessione congiunta del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) tenutasi per anticipare l’incontro internazionale che si sta svolgendo proprio in questi giorni, a Durban in Sud Africa, incentrato sul tema dell'Aids.
«Gli obiettivi che volevamo raggiungere per l'infanzia non sono stati raggiunti: il farmaco non è adatto e abbiamo ancora bisogno di una diagnosi infantile per la metà dei neonati affetti dalla malattia che potrebbero morire entro i primi 24 mesi di vita», ha detto il dottor Luiz Loures, vice direttore esecutivo dell’ Unadis e assistente del segretario generale delle Nazioni Unite rilevando ancora: «tutti gli obiettivi delle Nazioni Unite su questo tema sono stati rivolti guardando al 2020; per i bambini abbiamo deciso di ridurre i tempi, anticipandoli di due anni. I bambini non possono aspettare, l’Hiv è tornato ad essere più forte ed è ancora più selettivo. Oggi nel mondo sono sempre di più le zone in conflitto e lo stupro, purtroppo, viene usato come arma di guerra».
Un avvertimento è giunto anche dal dottor Anil Soni, vice presidente di Mylan - il più grande produttore di farmaci generici al mondo e antiretrovirali (Arv): «i bambini hanno bisogno di particolari farmaci, è urgente sviluppare nuove ricerche per creare nuovi farmaci; dobbiamo farlo anche se non sono finanziariamente sostenibili. Stiamo lavorando su un nuovo farmaco che potrà essere spruzzato sul cibo».
Deborah Birx, ambasciatore Aids per il governo USA ha concluso: «Abbiamo bisogno di lavorare all’interno delle comunità di fede e soprattutto far capire che i bambini dovrebbero crescere senza subire violenze, anche sessuali. Le comunità di fede sono importanti per far capire in modo diretto quanto sia necessario e importante prendersi cura delle persone».