Un impegno civile basato sulla vocazione
28 giugno 2016
Dall'università di Ferrara un volume si saggi in onore di Mario Miegge
Ci vorranno ancora degli anni per capire quale potrà essere l’eredità lasciata da Mario Miegge al protestantesimo italiano. Per il momento, però, a poco più di due anni dalla sua scomparsa, nelle iniziative per ricordarne l’opera troviamo una serie di conferme alla visione che egli ebbe della vocazione cristiana in senso protestante; del vivere per la politica in senso alto, per lo studio; del radicamento nella terra delle origini (il vallone di Massello nelle valli valdesi) ma anche nella città – Ferrara, per molti anni sede della sua attività universitaria.
Così, dopo alcuni incontri che permisero di focalizzare i suoi studi in materia di protestantesimo, cultura e senso della storia (a Torre Pellice, alla vigilia del Sinodo valdese e metodista 2014; a Ferrara nel marzo 2015, per iniziativa dell’Istituto «Gramsci» con la locale chiesa battista), arrivano ora gli Atti di un altro incontro di studio, promosso dalla stessa università – Dipartimento di Studi umanistici/Filosofia*, a cura di Paola Zanardi, che ne ha redatto l’introduzione. Coscienza storica e impegno civile sono in effetti polarità che in alcuni casi, secondo alcune prospettive e visioni del mondo possono andare insieme. Per esempio secondo una visione marxista, a cui ha fatto riferimento per molti anni lo stesso Miegge e di cui è stato testimonianza il convegno dell’Istituto Gramsci. Ma soprattutto, nella visione protestante, l’impegno civile, alimentato nel credente dalla risposta alla vocazione rivoltagli da Dio, si nutre anche dalla coscienza del posto che ognuno e ognuna di noi trova nella storia: «Calling resta una delle parole chiave del suo itinerario intellettuale. Vocazione, chiamata, e insieme fatica dell’interpretazione della parola di chi chiama, si sono poi tradotti nell’impegno civile, sia politico che istituzionale» (Zanardi).
Si tratta dunque dei temi cardine di tutte la bibliografia di Miegge: da Il protestante nella storia (Claudiana, 1970) a Il sogno del re di Babilonia. Profezia e storia da Thomas Müntzer a Isaac Newton (Feltrinelli, 1995), da che cos’è la coscienza storia? (Feltrinelli, 2004) a Vocazione e lavoro (Claudiana, 2010), ne emerge proprio quanto afferma la curatrice, cioè la fatica, una gradita fatica, accettata consapevolmente e con la fiducia del credente, ma anche con lo sguardo di chi sa che il mondo ha un senso e che ha senso spendervi tutti i nostri possibili talenti.
Per questo serve lo scavo del testo, di cui parla il biblista Piero Stefani: la Bibbia e la sua eredità – afferma – servono ancora «per interpretare il passato e il presente della nostra civiltà». Non di sola esegesi, però, si tratta: il lavoro di Miegge (in particolare nel Sogno del re di Babilonia, storia delle interpretazioni della profezia contenuta nel cap. 2 del profeta Daniele) mira al senso della storia, passando per il senso del testo. E il senso della storia è dato non dai fatti in sé, dagli eventi narrati, ma piuttosto dai «contesti nei quali sono sorti, tramandati e redati i racconti».
Emidio Campi, già docente di Storia della Chiesa all’Università di Zurigo, si sofferma invece sugli «studi di Mario Miegge su Riforma e Puritanesimo» con un’affermazione che in molti condividono, una predilezione per un libro che sembrava piccolo, uscito nei «libri di base» degli Editori Riuniti nel 1983, e poi riedito più volte da Claudiana. Il volume – Martin Lutero (1483-1546). La Riforma protestante e la nascita delle società moderne – permette a Miegge di non vedere la Riforma dissolversi nel mondo moderno «laico», ma anzi di rintracciare la genesi della civiltà moderna «nel cammino dell’Occidente dalla Riforma di Lutero alle rivoluzioni calvinistiche del Cinquecento a quelle inglesi del Seicento e all’avvento del liberalismo britannico da una parte, della democrazia americana sorta sul terreno del non-conformismo dall’altra».
Daniele Garrone, docente di Antico Testamento alla Facoltà valdese di Teologia, ricostruisce «l’interesse per la chiamata che dai testi interpella, mette in crisi le autocoscienze e le auto-comprensioni», che percorre tutta l’esistenza e la ricerca di Miegge. Un lavoro del testo biblico su di noi, che va dall’«uscire» di Abramo da Ur dei Caldesi (Genesi 15, 1) al cambiamento di mente richiesto da Gesù e al non-conformarsi «al secolo» (Romani 12). I due volumi di Feltrinelli, appaiati anche dalla densità teorica della riflessione sulla storia sono affrontati da Debora Spini; Giuliano Sansonetti affronta i rapporti di Mario Miegge con il pensiero di Paul Ricoeur (Miegge fu uno tra i primi a percepire la grandezza del filosofo protestante francese – 1913-2005) e Sandra Rossetti indaga la lettura che egli fece di Hannah Arendt, mentre Vincenzo Pace osserva la rilevanza che sul pensiero di Miegge hanno avuto Max Weber e Ernst Troeltsch.
* P. Zanardi (a c. di), Coscienza storia e impegno civile. Saggi in onore di Mario Miegge. Milano-Udine, Mimesis, 2016, p.. 124, euro 14,00.