Liberi dall’ansia di possedere
06 giugno 2016
Un giorno una parola – commento a Luca 12, 15
Guai a quelli che aggiungono casa a casa, che uniscono campo a campo, finché non rimanga più spazio, e voi restiate soli ad abitare nel paese
Isaia 5, 8
State attenti e guardatevi da ogni avarizia; perché non è dall’abbondanza dei beni che uno possiede, che egli ha la sua vita
Luca 12, 15
Tutti gli esseri viventi tendono naturalmente ad accumulare le risorse indispensabili per vivere. Dalla formica della favola di Esopo, al capitalista con il sigaro delle caricature del 900, ci si aspetta che una persona matura abbia un certo grado di consapevolezza dei rischi che la vita può riservare e prevenirli accumulando risorse. Vivere sobriamente è segno di maturità, vivere alla giornata è segno di pericolosa superficialità. Le parole di Gesù sembrerebbero proporci uno stile di vita più «spensierato», ma non è così. Piuttosto ci invita a riflettere sul sottile confine che c’è tra essere previdenti ed essere prigionieri della propria paura del futuro. Nel nostro tempo questo confine è particolarmente sottile, tartassati come siamo da messaggi consumisti che ci dicono che noi valiamo tanto più possediamo. Ma non è vero, anzi, troppa ansia di possedere ci avviluppa in una prigione da cui non riusciamo a sfuggire: una prigione che ci costruiamo da soli. Ma Gesù ci libera, annunciandoci che la vita vera è altrove: è là dove impariamo a scoprire quanto siamo importanti. Non per quanto abbiamo, ma per ciò che siamo.