Il progetto di trasformazione del mondo
06 giugno 2016
Un giorno una parola – commento a Efesini 2, 19
Anche il passero si trova una casa e la rondine un nido dove posare i suoi piccini… I tuoi altari, o Signore degli eserciti, Re mio, Dio mio!
Salmo 84, 3
Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio
Efesini 2, 19
Il testo di Efesini mostra una grande visione: la trasformazione dell’umanità dall’essere morta nel peccato al diventare vivente in Cristo. Ma il primo passo da fare per raggiungere questa trasformazione cosmica è la riconciliazione di giudei e pagani. Questa mossa terrena, mondana, sociale è intimamente collegata al grande obiettivo visionario. La riconciliazione con Dio non si risolve il giorno della mia conversione, ma deve diventare prima storica e poi universale.
Però bisogna cominciare dai «due popoli», quello che non ha conosciuto Dio e quindi è ancora alla ricerca di una identità, e quello che è stato chiamato da Dio ad essere testimone delle sue promesse di vita e salvezza. Questi due popoli erano separati ed in opposizione, ma la buona notizia è che Gesù Cristo – di due popoli – ne ha fatto uno. Nessuno è più escluso dalla storia della redenzione.
Questa unità di due popoli non proviene dalla guerra, dalla conquista, dalla vittoria, dall’annessione, dall’assoggettamento, dall’uniformazione, come tutti siamo stati abituati dalla storia, ma proviene dalla croce di Gesù, ossia dalla sconfitta di un uomo mite e indifeso, che però incarnava il progetto di Dio per l’umanità.
Il punto della questione è che il grande progetto di riconciliazione e di trasformazione dell’umanità, che trova espressione nell’unità caratterizzata dall’accoglienza e dall’ospitalità, è visibile nella chiesa. La comunità non è un luogo di uniformità, faziosità, settarismi, esclusione, inimicizia, estraneità, ricalcando le abitudini di un mondo, di un momento storico, di una società che separa, distingue, isola, esclude; ma – al contrario – è un luogo ospitale, accogliente, familiare, amichevole, dove c’è posto per tutti e possibilità di espressione per tutti; un luogo di guarigione e una testimonianza del grande progetto di trasformazione del mondo.
Nella comunità, tutti sono cittadini a buon diritto, perché questo diritto lo ha stabilito Gesù.