Una Federazione in dialogo con la sua storia e il suo presente
20 maggio 2016
Intervista a Francesca Litigio, neo segretaria della Federazione giovanile evangelica in Italia (Fgei)
A conclusione del XX Congresso della Federazione giovanile evangelica in Italia (Fgei), che si è svolto dal 22 al 25 aprile scorsi presso il Centro metodista Ecumene, a Velletri (Roma), è stata eletta la neo segretaria nella persona di Francesca Litigio. 29 anni, nata a Napoli, dove frequenta la chiesa battista di via Foria. Dopo essersi laureata in chimica, si trasferisce a Roma per iniziare gli studi presso la Facoltà valdese di teologia, dove sta per concludere la laurea magistrale con una tesi in storia del cristianesimo. A lei abbiamo rivolto alcune domande.
Quali saranno le priorità del tuo mandato?
«Prima di tutto la «comunicazione», sottolineando che contiene al suo interno la parola azione. Il Congresso ha espresso la necessità di ripensare cosa vogliamo testimoniare e come, con quali mezzi e in quali forme vogliamo farlo. Questa riflessione è particolarmente interessante alla luce di diverse mozioni congressuali che parlano sì di web ma anche di ufficio stampa – per comunicare alla società –, di piattaforme di condivisione – per prestare attenzione all’interazione e all’essere parte di un corpo – e di una Fgei portatrice di una Parola attiva che vive attraverso parole, linguaggi corporei e verbali.Nei prossimi mesi, poi, continueremo la riflessione sulla nostra identità per riappropiarci di alcune domande fondamentali. Le risposte sono sorprendenemente vicine alla Federazione, vissuta in altri momenti storici, altre volte rivelano una Fgei che è in continua evoluzione e che, per esempio, necessita di trovare nuove strutture e una nuova forma che possa comprendere la sua idea di democrazia».
Come si presenta oggi la Federazione giovanile evangelica? È cambiata nel corso degli anni o è possibile rintracciare dei fili rossi?
«Riprendo quanto dicevo prima. La Fgei nasce ed è vivissima dopo quasi 50 anni anche per il suo saper sempre essere in dialogo con il presente e con la sua storia. Mi sembra banale dirlo ma già la Fgei a cui mi sono avvicinata dieci anni fa non è la stessa di oggi, eppure lo spirito che la anima è esattamente lo stesso. La Fgei è aperta agli interrogativi che il tempo presente le pone e alle sfide della fede e della società, per cui è nel suo essere l’evolversi e il non smettere mai di porsi domande, di riflettere, di scegliere. Questo è il filo rosso, insieme alle modalità con cui si lavora e ci si confronta.
La Fgei oggi è più accogliente e meno elitaria? Oppure oggi la Fgei non ha più a cuore come un tempo il nodo fede-politica? Beh! Siamo in un momento storico in cui il tema dell’accoglienza è “il tema” attraverso cui si decide che società vogliamo essere, che chiese vogliamo vivere e chi sono io oggi, come credente e come membro della Federazione giovanile».
Hai parlato di sfide. Quali sono secondo te le maggiori sfide che i/le giovani evangelici/che dovranno affrontare nel prossimo futuro?
«Non è facile rispondere a questa domanda! Osservando le nostre chiese, credo che essere chiesa insieme, la relazione tra le realtà teologiche sudamericane, africane, asiatiche e italiane siano percorsi iniziati ma che necessitino di tutta la nostra cura costante e presenza attiva. In alcuni territori questi percorsi sono ancora in fase preparatoria.
Dando uno sguardo oltre, bisognerà prestare attenzione e affrontare insieme le conseguenze dei cambiamenti socio-economici che stanno prendendo forma ormai da tempo in Europa e essere più presenti in questa nuova strada di incontro con l’Islam che è già iniziata. I/le giovani saranno secondo me un tassello fondamentale».
Quale può essere il tuo contributo specifico al lavoro di gruppo del Consiglio?
«Sono molto contenta di questo gruppo di lavoro, nuovo ed entusiasta ma determinato e già appassionato. Credo molto nella cooperazione e cura reciproca, nella formazione alla pari che si attua con rispetto, anche nei gruppi di lavoro come il consiglio: questo è sicuramente qualcosa che porto. Ritengo fondamentale non perdere mai di vista lo Spirito che ci muove in ogni attività, ogni visita, ogni incontro e ogni nomina che andremo a fare come Consiglio. In ultimo, una sensibilità verso il lavoro attento e paziente nei territori: credo che sia fondamentale continuare il lavoro quotidiano nelle chiese, nei gruppi, incentivarlo attraverso incontri, scambi poichè investendo su questo la Federazione cresce e cresciamo come giovani!».