La risposta dolce
06 maggio 2016
Un giorno una parola – commento a Proverbi 15, 1
La risposta dolce calma il furore, ma la parola dura eccita l’ira
Proverbi 15, 1
Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori
II Timoteo 2, 24 – 25
La mansuetudine, essere dolci e miti è considerata una virtù cristiana. Troviamo nelle lettere della Scrittura Apostolica molti elenchi delle virtù cristiane che devono o dovrebbero caratterizzare la vita della persona credente, e la mansuetudine non manca mai. Ma i toni pacati e le facce sorridenti possono essere delle facciate ipocrite che nascondono il contrario, in particolare nell’ambito delle chiese, dove ci è stato insegnato che il servo del Signore, il credente, deve essere mite, deve essere paziente, deve essere altruista. Perché? Perché Gesù non si è mai arrabbiato? Perché Dio vuole dei fedeli che non protestino, non discutano, ma accettino tutto come la sua volontà?
Mi sembra più promettente la riflessione pragmatica dei Proverbi. Che cosa voglio ottenere? Cerco la rissa o cerco il dialogo? Voglio dimostrare che ho ragione io o cerco di farmi capire? Voglio strappare le relazioni o ricucirle? La risposta dolce non è una virtù del mio carattere, ma può essere una strategia utile, potremmo anche dire, una strategia pastorale, per mantenere aperta la relazione con l’altra persona, in particolare davanti al rischio di rottura della relazione. Ho sempre pensato che a Dio non interessa, se sono mite o impetuoso di carattere. Quello che a Dio interessa è che i suoi servi, le persone a cui ha affidato la sua Parola, affinché la facciano conoscere ad altre persone in parole e esempi vissuti, siano intelligenti e sappiano usare la loro intelligenza per il compito che è stato loro affidato.