Al via il progetto dei “corridoi educativi”»
06 maggio 2016
Il progetto (presentato lo stesso giorno che ha visto arrivare a Fiumicino altri cento profughi grazie ai corridoi umanitari della Fcei) «U4erefugees» offrirà ai rifugiati studenti o ricercatori in Italia l’opportunità di proseguire il percorso formativo avviato nel paese d’origine
«U4refugees» è il nome scelto per il progetto italiano, pilota in Europa, che consentirà a studenti e ricercatori rifugiati nel nostro paese di poter proseguire il percorso accademico intrapreso nel paese d’origine. Il progetto soprannominato «corridoi educativi» è stato presentato il 3 maggio da Stefania Giannini, ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: «Siamo qui per lanciare un’iniziativa che avrà come seguito un Accordo quadro che coinvolgerà le Università italiane con un obiettivo chiaro: consentire a quei rifugiati che sono studenti o ricercatori con un percorso già iniziato nei loro paesi di avere un’accoglienza non solo umanitaria, ma anche educativa nel nostro Paese. Ci sono già esperienze in atto come quella congiunta di Ca’ Foscari di Venezia, il Politecnico di Torino e Iuav di Venezia. Le Università – prosegue Giannini – hanno dimostrato sensibilità sul tema dei migranti. Siamo certi che ci sarà una grande adesione anche a questa iniziativa».
L’Italia è stato il primo paese europeo ad accogliere l’iniziativa ricorda Silvia Costa, presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo e conferma «la leadership sul fronte dell’accoglienza, dell’investimento in cultura e dei progetti orientati al recupero e alla protezione dei beni culturali oggetto di attentati e distruzione». Altri membri dell’Unione hanno espresso interessamento: Olanda, Spagna, Lussemburgo e Repubblica Ceca.
L’Unhcr ha evidenziato come a livello globale solo l’1% dei rifugiati abbia accesso all’istruzione superiore. In occasione della presentazione di «U4refugees» Carlotta Sami, portavoce di Unhcr per il sud Europa ha sottolineato che tra coloro che arrivano in Europa «il 36% dei siriani ha già avuto accesso a una formazione superiore e arrivano sulle nostre coste proprio per questo: spinti da genitori che li invitano a partire con gli zaini pieni di libri piuttosto che a imbracciare un fucile e partecipare a una guerra». L’iniziativa si concretizzerà in Italia a partire da settembre con «X-Team», il progetto pilota che vede protagonisti il Politecnico di Torino, le università Ca’ Foscari e Luav di Venezia e gli istituti Siti e Corila. Saranno 50 i rifugiati coinvolti, che per otto mesi seguiranno corsi sui beni culturali tra Piemonte e Veneto. Tra loro saranno presenti in maggioranza siriani già accolti in Italia o attualmente nei campi profughi di Libano e Giordania. Il progetto sarà finanziato dagli atenei, con l’appoggio del ministero e dell’Unione europea, per un costo complessivo di 1 milione e mezzo di euro.
«Sul tema dei rifugiati l’Italia sta facendo la sua parte. Servono politiche ragionevoli che tengano insieme i bisogni di chi arriva e i bisogni di chi accoglie», ha aggiunto il viceministro agli Affari Esteri Mario Giro.
Alla presentazione di «U4Refugees» hanno partecipato la prefetta Rosetta Scotto Lavina, capo della Direzione centrale per le Politiche dell’Immigrazione e dell’Asilo del Ministero dell’Interno, Carlotta Sami, capo ufficio stampa dell'Ufficio di Roma dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), il vicepresidente della Conferenza dei rettori Giuseppe Novelli, la rettrice dell’Università telematica internazionale Uninettuno Maria Amata Garito, il rettore del Politecnico di Torino Marco Gilli.