La ministra del futuro
20 aprile 2016
Rubrica «Finestra aperta», a cura del pastore Massimo, andata in onda domenica 17 aprile durante il «Culto evangelico», la trasmissione di Radiouno a cura della Fcei
«Il cambiamento è la legge della vita e coloro che guardano solo al passato e al presente di certo perderanno il futuro». Con questa citazione di Kennedy la ministra svedese Kristina Persson, ha chiuso il suo intervento ad un meeting su sostenibilità ecologica e sviluppo, tenutosi recentemente in Abruzzo.
Persson, già parlamentare ed europarlamentare, è oggi ministra per la strategia futura e per la cooperazione nordica della Svezia. Il suo dicastero viene solitamente chiamato, con sua bonaria approvazione, Ministero per il Futuro.
La politica, pressata da urgenze economiche ed emergenze umanitarie e condizionata da interessi elettorali, rischia spesso di perdere la capacità di suggerire soluzioni lungimiranti. Il ministero, presieduto dalla signora Persson, ha quindi il compito di interagire con gli altri ministeri per interpretare i cambiamenti in atto e contribuire ad elaborare strategie di lungo termine.
Il ministero del futuro ha come obiettivo quello di ridurre lo scarto delle diseguaglianze generate dal neoliberismo spinto. Solo 80 persone nel mondo, dice Persson, posseggono una quantità di ricchezze pari a quelle che tengono in vita 3 miliardi e mezzo di persone nel mondo. Uno scarto intollerabile. Ma come intervenire? La sua ricetta è basata su una maggiore equità fiscale, che consenta una redistribuzione sociale del reddito. In tal modo la Svezia può già oggi, ad esempio concedere 18 mesi di congedo parentale di cui 12 pagati a stipendio pieno. Inoltre per far crescere la fiducia fra i cittadini e le istituzioni è importantissimo lottare contro la corruzione.
Ma ministero per il futuro significa anche fare i conti con le trasformazioni del mondo del lavoro. Per ogni lavoro reso superfluo dalla innovazione tecnologica, è possibile crearne di nuovi nel segno della sostenibilità ambientale. Persson è convinta che si possa in questo modo essere fedeli all’impegno di contenere il riscaldamento globale al di sotto dei due gradi, come stabilito nella conferenza mondiale di Parigi. Al di là delle convinzioni politiche personali o delle ricette economiche, come non apprezzare lo sforzo di promuovere un pensiero lungimirante? Non è forse la perdita della capacità di immaginare un futuro diverso che crea quell’atmosfera di cupo catastrofismo ideologico e di ineluttabilità del declino che conosciamo così bene nel nostro paese?
Da noi si propongono soluzioni di respiro molto corto, che rispecchiano schemi superati e tutelano vecchi privilegi.
Un giorno a chi lo richiamava ai bisogni del presente, Gesù replicò: «Alzate gli occhi e guardate le campagne come già biancheggiano per la mietitura» (Giovanni 4, 35b). Gesù propose una visione del futuro che orientasse il presente. Abbiamo il coraggio di uno sguardo lungo che superi il piccolo recinto degli interessi di pochi, che si allarghi oltre le frontiere e perfino oltre i confini di questa generazione! Perché ci sia vita e vita abbondante anche per le figlie e i figli dei nostri figli.